La casa farmaceutica AstraZeneca ha deciso di ritirare il suo vaccino contro il Covid-19, somministrato a tanti docenti e ATA durante gli anni della pandemia. Questo avviene dopo l’ammissione, da parte dell’azienda, del rischio, seppur alquanto limitato, di effetti collaterali.
Il motivo del ritiro però non è questo: come scrive Il Corriere della Sera, AstraZeneca ha motivato il ritiro con la mancanza di domanda e l’eccedenza di vaccini attualmente disponibili sul mercato: “Poiché sono stati sviluppati numerosi vaccini aggiornati per le varianti Covid-19, ora c’è un surplus di sieri disponibili. Ciò ha causato una diminuzione della domanda di Vaxzervria, che non viene più prodotto né fornito”.
AstraZeneca, i rischi
Il vaccino è stato oggetto di recente di una causa intentata a Londra dai parenti di cittadini britannici morti per coaguli del sangue che appaiono collegati al prodotto AstraZeneca: “Può causare un rarissimo effetto collaterale, con complicazioni potenzialmente fatali”, avevano spiegato a fine aprile i legali in aula.
L’effetto collaterale raro ma grave è noto come trombosi con trombocitopenia o TTS. La rara sindrome si è verificata in circa due o tre persone su 100 mila vaccinate con Vaxzevria.
Le paure all’epoca della pandemia
Ricordiamo quando, a marzo del 2021, tra molti insegnanti e Ata della scuola ha destato un certo sconcerto la notizia del blocco di un intero lotto di dosi del vaccino AstraZeneca anti Covid-19 – con codice ABV2856 – per “eventi avversi gravi”: la decisione è stata presa dell’Aifa “in via precauzionale” di emettere un divieto di utilizzo dello stesso lotto sul tutto il territorio nazionale, riservandosi di prendere ulteriori provvedimenti in coordinamento con l’agenzia del farmaco europea Ema, è stata associata ad un potenziale pericolo.