All’interno del governo continua il confronto sul green pass: se ne discuterà fino all’avvio del Consiglio dei ministri, che nelle prossime ore si svolgerà proprio per approvare il nuovo decreto con cui fare fronte all’impennata di contagi dovuta all’effetto varianti. L’impressione è che si arriverà all’introduzione di una nuova “stretta”, con l’abbandono del green pass light per fare spazio ad un certificato verde decisamente più “pesante”. E un suo utilizzo più incisivo. Tanto che Confindustria ha chiesto l’utilizzo del green pass anche nelle fabbriche (con i sindacati subito a dire no).
Del resto, in Italia i casi di Covid in sole ventiquattr’ore sono tornati a crescere: si è passati da 1.534 a 4.259.
Anche quanto sta accadendo in Francia, con 21 mila nuovi casi in un solo giorno, è un campanello di allarme che va necessariamente preso in seria considerazione. Ancora più preoccupanti i numeri che arrivano poi dalla Gran Bretagna.
I governatori hanno chiesto di utilizzare il certificato verde solo “per permettere in sicurezza la ripresa di attività fino ad oggi non consentite o limitate”: eventi sportivi, concerti, discoteche, fiere e congressi. Ma non per entrare nei ristoranti, cinema, teatri, palestre, piscine.
Posizione che Matteo Salvini appoggia: è una “proposta assolutamente equilibrata – dice il leader della Lega – se applicassimo il green pass da domani mattina come vuole qualche ultra significherebbe impedire il lavoro, il diritto alla salute, il diritto allo studio, allo spostamento e alla vita ad almeno la metà della popolazione italiana”.
Ma al governo, e soprattutto al dicastero della Salute, c’è il ministro Roberto Speranza che, assieme ad altri nella maggioranza, spinge per un uso ‘estensivo’ dei certificati.
L’ipotesi che si sta facendo strada è dunque quella di partire da subito con l’obbligo del green pass “pesante” per tutta una serie di attività non essenziali e da settembre estenderlo a quelle essenziali. Come appunto l’Istruzione.
Già dalla settimana prossima o al più tardi all’inizio d’agosto per sedersi nei bar e nei ristoranti al chiuso potrebbe essere necessario avere il pass, ottenibile in questa prima fase con una sola dose (o con il certificato di guarigione o il tampone negativo), mentre nessun obbligo ci sarà per prendere il caffè al bancone.
Le due dosi diventeranno invece necessarie per entrare in discoteca o per prendere treni, aerei e navi a lunga percorrenza.
Perché il Governo sta valutando la possibilità di effettuare una dose di vaccino per andare al ristorante e una doppia dose per i luoghi più affollati. E qui potrebbe rientrare la scuola.
Anche sulla revisione dei parametri, al momento l’accordo non c’è: i presidenti propongono una soglia del 20% per le terapie intensive e del 30% per i reparti ordinari, oltre la quale si andrebbe in zona gialla. Percentuali ben più alte di quelle suggerite da tecnici ed esperti. La trattativa è ancora in corso.
Nel decreto, infine, entrerà la proroga dello stato d’emergenza (molto probabilmente fino alla fine dell’anno) ma non tutto il discorso relativo al trasporto locale, dunque bus e metropolitane: se ne riparlerà più avanti quando si affronterà anche il discorso della scuola, entrambi servizi essenziali.
Ricordiamo che il green pass italiano garantisce la partecipazione a grandi eventi pubblici, l’accesso alle Rsa e gli spostamenti in Italia.
Approvato con il decreto anti-Covid del 22 aprile 2021, poi modificato dal decreto del 18 maggio, e a cui il 17 giugno il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dato il consenso, il certificato verde è un documento che serve a dimostrare l’avvenuta vaccinazione anti-Covid-19, la guarigione dal virurs, l’esito negativo a un tampone antigenico o molecolare effettuato nelle 48 ore precedenti.
Il green pass viene rilasciato in formato cartaceo e digitale dalla struttura sanitaria o dal Servizio Sanitario Regionale: per i vaccinati è valido dopo il 15esimo giorno dalla somministrazione della prima dose, mentre dopo il completamento del ciclo vaccinale la certificazione ha una durata di 270 giorni quindi 9 mesi.
La certificazione verde di avvenuta guarigione invece viene rilasciata il giorno della fine dell’isolamento, dalla struttura ospedaliera presso cui si è effettuato il ricovero, dalla Azienda sanitaria competente e dai medici di medicina generale o dai pediatri: è valido sei mesi dalla data di fine isolamento.
Il green pass si ottiene anche sottoponendosi ad un test antigenico o molecolare con esito negativo: lo rilasciano le strutture sanitarie pubbliche e private, le farmacie o i medici responsabili dell’esame svolto. La validità della certificazione post-tampone è però di appena 48 ore dal prelievo del materiale biologico.
Ad oggi, “il green pass non è condizionato alla vaccinazione ma si può anche ottenere attraverso il tampone negativo”, ha sottolineato a Radio Cusano Campus l’europarlamentare Luisa Regimenti, componente della commissione Sanità al Parlamento europeo membro del dipartimento Sanità di Forza Italia.
“Sarebbe un errore – ha aggiunto – mettere in stretta correlazione vaccinazione e green pass, perché molte persone hanno visto questo come una sorta di imposizione. È uno strumento che va usato nei luoghi di maggior assembramento, laddove la libertà individuale s’incontra con quella collettiva”. Presto, però, le condizioni potrebbero cambiare di molto.
Sul disegno di legge di Forza Italia sui vaccini obbligatori per il personale della scuola, presentato dalla senatrice Licia Ronzulli, Regimenti ricorda che “si è già vaccinato spontaneamente fino all’85%. Ora il disegno di legge può essere un incentivo. Ma credo che tutte le persone che hanno a che fare con le comunità, medici, personale sanitario addetto alle Rsa, abbiamo già una loro coscienza civica che fa comprendere loro che la vaccinazione non solo è una protezione per se stessi, ma per gli altri”.
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