Docenti con mascherine, guanti e visiera. Alunni perennemente col volto coperto anche se il distanziamento di un metro è rispettato. Non è possibile far girare quaderni, libri e fogli. E anche prestare penne, pennarelli e matite.
Sono queste le condizioni e proibizioni che caratterizzano le lezioni in diverse scuole. A decidere per la linea rigida, che va oltre le indicazioni più “morbide” del Comitato tecnico scientifico e dello stesso ministero dell’Istruzione, sono direttamente gli insegnanti: quelli, in particolare, più timorosi di contagiarsi di Covid-19 o che lo stesso possa capitare ad un loro allievo.
Ma c’è anche chi si vuole cautelare al massimo per evitare di ritrovarsi una denuncia, anche penale, in caso di trasmissione del virus ad un loro alunno, per non avere ottemperato tutte le condizioni perché ciò non avvenisse.
Il risultato di questa organizzazione, a metà tra l’ambiente militare e la psicosi, è che la vita in classe diventa molto difficile da condurre, soprattutto ora che gli orari si stanno allungando ed in alcuni casi (ancora non molti, per la verità) sono già diventati definitivi.
Se poi produrre regole particolarmente restrittive è stata la scuola, allora la situazione diventa generalizzata: in questi casi ogni docente, infatti, deve adottare il regolamento imposto dal Consiglio d’Istituto. Come è accaduto ad un alunno di 10 anni frequentante la quinta primaria della Sardegna: sembra che il piccolo abbia dimenticato l’astuccio a casa e nessuno in classe (nemmeno il maestro) gli ha potuto prestare una matita o una penna a causa delle norme anti-Covid decise dalla scuola.
Eppure, qualche giorno fa, il Comitato tecnico scientifico aveva chiarito che non è necessario inasprire le regole: mascherina sotto il metro di distanza, uso continuo dei gel igienizzanti e lavaggio frequente delle mani sono più che sufficienti per evitare i contagi.
Anche l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola ha scritto, tramite la propria pagina Facebook, che sta “sentendo di procedure assurde per sanificate quaderni, compiti, libri, matite e pennarelli. La procedura è semplice: lavatevi le mani! Tutto il resto è aria fritta”.
Di comportamenti eccessivi ha parlato anche, il 10 ottobre, la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina: “A scuola, come ovunque, serve buon senso. In classe si possono tranquillamente prestare astucci, pennarelli, matite, quaderni, libri, fogli. Basta igienizzarsi le mani”, ha scritto la titolare del MI sui social.
“Come ha ricordato il Comitato tecnico-scientifico, non serve alcun prodotto specifico nella gestione del materiale scolastico. È sufficiente rispettare le regole sanitarie. Lo abbiamo già ribadito e lo faremo ancora. Mi raccomando: utilizziamo il buon senso”, ha concluso la ministra dell’Istruzione.
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