“Io ho sempre considerato un’ipocrisia continuare dire che le scuole sono un ambito sicuro: non lo sono mai state, sia per quanto riguarda l’interno che tutto quello che vi ruota intorno”. L’infettivologo Massimo Galli, direttore della Struttura di Malattie Infettive presso l’Ospedale Sacco di Milano, non lo manda a dire: ci sono troppi contagi, ormai ci si è stabilizzati sui 20 mila al giorno (nelle ultime ventiquattr’ore 19.749). E le scuole vanno chiuse, ha dichiarato il professore durante un’intervista a “L’aria che tira”, su La7.
Secondo l’esperto di virologia, “in questo momento, nelle condizioni con problemi di criticità, considerando che le prime principali epidemie sono state riscontate in ambito scolastico, certe decisioni credo che non siano evitabili”.
Per il professore Massimo Galli non vi sono dubbi: le scuole vanno chiuse. “Lo dico con la morte nel cuore, perché sono il primo a pensare che la scuola non in presenza è tremenda, è una grande iattura. Ma cosa possiamo farci: c’è una guerra in corso”, ha concluso il noto infettivologo.
Il giorno prima, durante la trasmissione Agorà su Rai Tre, Galli aveva spiegato che la fascia dei più giovani, più che essere “maggiormente colpita” dalle mutazioni del virus “è quella colpita prima, perché quando si diffonde una variante che ha un 30-40% in più di capacità infettante, coloro che la prendono per primi sono i giovani e i bambini, che hanno più socialità fuori e dentro la scuola”. Per quanto la variante inglese, aveva aggiunto il virologo, per quanto “sia più efficiente nell’essere trasmessa ai bambini e agli adolescenti, questi si infettano comunque meno rispetto a quanto si infetterebbero adulti e anziani in condizioni analoghe”.
“Gli eventi che ora vediamo”, ovvero maggior diffusività e crescita di contagi e ricoveri, “sono stati innescati nelle scorse settimane – ha proseguito il professor Galli – e ora dobbiamo ora trovare il modo di contenerli con le vaccinazioni e con interventi così da arginare la cosa in maniera sostanziale”.
Secondo Galli, comunque, lo strumento per uscirne lo abbiamo: è il vaccino.
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