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Covid, ennesimo record ma per gli esperti la scuola deve rimanere aperta

Mentre il Governo decide di sospendere l’attività didattica delle scuole superiori per almeno il 75% delle attività, dagli scienziati continuano a giungere indicazioni alterne. A volte contrapposte. Tra coloro che assolvono gli istituti scolastici, reputandolo luoghi non a rischio trasmissione Covid-19, c’è senz’altro Luca Richeldi, direttore dell’unità di Pneumologia del Policlinico Gemelli di Roma e componente del Comitato tecnico scientifico del ministero della Salute.

“Si è fatto grande lavoro”

“Sulle scuole – dice il professore durante la trasmissione Agorà, su Rai 3 – si è fatto un grande lavoro” e “in base ai dati che abbiamo in questo momento possiamo tenerle aperte”.

“Naturalmente con tutte le cautele e le attenzioni, come tamponi, quarantene, isolamenti e mascherine”, sottolinea Richeldi.

Il professore, che è anche docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha sottolineato che il nostro Paese partiva con un handicap non indifferente, dovuto ad una inequivocabile situazione di svantaggio strutturale.

E si partiva dietro…

“Siamo il Paese – ha precisato l’esperto – che ha tenuto le scuole chiuse più a lungo. E questo ha consentito di portare il numero dei contagi probabilmente a livelli più bassi in Europa e quindi di ripartire con un certo vantaggio. Inoltre ha dato tempo alla scuola di partire con protocolli validati”.

Il professor Richeldi ha tenuto quindi a “ricordare che non partivamo da scuole moderne, con aule ampie come in quelle tedesche o svizzere, e questo vale anche per i trasporti. Dobbiamo essere oggettivi e dire che erano già prima aree abbastanza critiche”.

“È stato fatto in pochi mesi un lavoro che è servito, forse non è perfetto, soprattutto rispetto ai trasporti. Però, avendolo riconosciuto come una priorità, credo che tentare di tenerle aperte sia un’operazione che vada fatta”.

Fino alle medie si continua in presenza

L’indicazione scientifica, quindi, è chiara: la sospensione delle lezioni alle superiori è giustificata per ridurre assembramenti e soprattutto la presenza di folla sui mezzi di trasporto.

Stando così le cose, anche se i contagi hanno fatto riscontrare un altro record, con quasi 22 mila nuovi casi positivi nell’ultimo giorno, per quanto riguarda scuola dell’infanzia, primaria e medie, invece, non essendoci problemi di questo genere (in tali casi in altissimo numero le sedi scolastiche sono collocate nelle vicinanze delle case degli alunni e quindi non c’è pericolo di elevare il numero di passeggeri di bus, pullman e metro) le attività scolastiche potranno andare avanti.

L’assenso della ministra

Una posizione favorevole al mantenimento della didattica in presenza è anche quella della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, la quale riportando i dati dell’ultimo monitoraggio settimanale dell’ISS ha detto che nei nostri istituti scolastici ancora non sono presenti numeri allarmanti sul rischio trasmissione del temibile virus.

Anzi, il tasso di contagio, sempre per la titolare del Mi, nelle aule scolastiche sarebbe addirittura in discesa.

I dubbi del professor Galli

Non tutti gli esperti la pensano allo stesso modo. Massimo Galli, l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, non sembra essere convinto sulla mancanza di pericoli nel lasciare aperte gli istituti scolastici:

Si è voluto in tutti i modi dire che le scuole non c’entrano con l’aumento dei contagi – ha detto Galli al Messaggero -. Però questo non sta in piedi. Le scuole c’entrano. Poi, certo, c’entra anche il fatto che i ragazzi si ritrovano prima e dopo la scuola, sul trasporto pubblico e nella socialità extrascolastica. La coincidenza temporale c’è con tutto quanto“.

Alessandro Giuliani

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