La ministra per gli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini, in conferenza stampa a Palazzo Chigi è stata chiara. “La chiusura delle scuole è previste solo nelle zone rosse ed è un provvedimento eccezionale”. Nelle zone di diverso colore, ha aggiunto l’ex ministra dell’Istruzione, “le Regioni hanno chiesto un parametro uniforme e il parametro individuato è quello dei 250 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti”. Ma “viene lasciata una discrezionalità ai governatori sui contagi nei loro territori“.
Ciò significa che anche le Regioni con parametri di contagi a rischio, ma minori alla soglia indicata, potrebbero decidere di passare in DaD.
Il senso delle dichiarazioni della Gelmini è nelle parole di un’altra forzista: Valentina Aprea, deputata di Forza Italia e responsabile del Dipartimento Istruzione del movimento azzurro. “I dati del contagio presentati dall’Istituto Superiore di Sanità – ha detto Aprea – non lasciano equivoci, dove il contagio è ripreso in presenza delle varianti del virus, questo non ha risparmiato gli alunni della scuola dell’infanzia e neppure quelli della scuola primaria e gli under 20. Occorre, dunque, cambiare strategia in questa terza ondata e prevedere comportamenti che mettano a riparo dal contagio i nostri piccoli e i nostri giovani sulla base della trasparenza dei dati forniti dal CTS e della gravità dell’andamento della curva epidemiologica”.
Secondo l’on. Valentina Aprea, inoltre, “poiché sono state perse già tante ore di lezione è necessario che le scuole favoriscano l’apprendimento anche degli alunni del primo ciclo in DAD, ben sapendo che si tratta di una didattica emergenziale e che non potrà mai sostituire la ricchezza dell’apprendimento in presenza dove la relazione tra docenti e studenti aggiunge e dà valore agli apprendimenti, ma non possiamo neppure non sperimentare forme alternative di studio consentite dalla tecnologia”.
“Ci aspettiamo per questo che le scuole garantiscano una DAD sempre più efficace. È altrettanto giusto e doveroso – ha detto ancora – garantire alle famiglie congedi parentali e/o sostegni per il babysitteraggio”.
Aprea ha fatto anche capire che per i disabili la scuola continuerà ad essere in presenza. Senza però obblighi.
“Auspichiamo anche che sia garantita, ove richiesta, la frequenza dei disabili a scuola. Ora però, chiarite le modalità di apertura e chiusura delle scuole in caso di emergenza, il Governo deve accelerare la campagna di vaccinazione del personale scolastico, includendo i supplenti e anche quelli non residenti nei territori delle scuole, per far sì che le stesse diventino vere e proprie zone Covid Free”.
In linea con il pensiero di Anna Maria Ajello, presidente Invalsi, la Aprea ha quindi detto di aspettarsi “che l’INDIRE e l’INVALSI, a differenza di quanto non sia stato fatto nella prima ondata, monitorino lo studio in DAD e la qualità degli apprendimenti raggiunti in questo anno scolastico in relazione ai risultati attesi”.
“Abbiamo bisogno di conoscere lo stato reale della situazione nelle scuole italiane – ha concluso la deputata di Fi – per misurare la perdita di apprendimenti (learning loss) determinata dalla pandemia e poter correre ai ripari in termini di recuperi e potenziamento delle attività didattiche quando la morsa del virus si sarà allentata”.
Intanto, Costanza Margiotta di “Priorità alla Scuola” rilancia la battaglia di “migliaia di persone, nonni, studenti, cittadini, docenti, genitori che con un cartello hanno voluto dimostrare la loro disperazione per l’ennesimo sacrificio della scuola”.
Secondo Margiotta, “il nuovo governo, in modo peggiore del passato, ha scelto di non dare priorità alla scuola; le scuole dovevano essere le ultime a chiudere e le prime a riaprire. Il piano vaccinale non parte. La scuola per questo Paese sembra sempre essere all’ultimo posto; il ministro Bianchi ha detto che è sempre rimasta aperta ma ci sono fior di studi che dimostrano i danni della didattica a distanza”.
Con lo stop alla didattica in presenza, “si fa pagare ai più giovani, a quelli a cui nessuno garantisce i diritti. E si lascia ancora margine agli enti locali di fare della scuola quello che vogliono; saremo costretti a protestare fino al 26 marzo per fare si che i soldi del Recovery servano a ridare dignità alla scuola; sarà un mese di lotte e di ricorsi ai tribunali”.
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