Il primo novembre scorso la stampa ellenica, sulla base del consueto bollettino giornaliero, riferisce l’aumento vertiginoso e preoccupante della curva pandemica, assestatasi al valore di 5.449 casi positivi riscontrati in un solo giorno, costituente il valore più elevato registrato dall’inizio dell’attuale emergenza sanitaria. Sono stati spiacevolmente registrati anche 52 decessi tra la popolazione greca; numerosi soggetti anziani con patologie pregresse, dove il COVID ha causato il collasso clinico dei pazienti in terapia intensiva.
Il portavoce dell’esecutivo in carica, Giannis Oikonomou, ha ribadito che la priorità è aumentare il numero dei vaccinati, che oggi si attesta solo al 60,5% della popolazione. “Finché ci sono persone non vaccinate, il virus trova un terreno fertile per diffondersi”, ha fatto presente in conferenza stampa. Numerosi i nosocomi che hanno di recente raggiunto il limite massimo di accoglienza nelle maggiori città elleniche; il Ministero della Salute si è pertanto accordato con aziende ospedaliere private per recuperare almeno 300 posti letto nelle città di Atene, Salonicco e Volos.
Nella regione amministrativa settentrionale della Macedonia-Tracia gli ospedali hanno esaurito i posti letto in terapia intensiva, che ammontano attualmente a 910. Critica la situazione in Tessaglia, dove i nosocomi sono al completo, impossibilitati ad accogliere altri pazienti. I plessi scolastici, attraverso il rispetto delle consuete normative anticontagio, cercano di evitare l’erogazione della didattica a distanza; ciò diviene impossibile nell’occasione del rilevamento di un caso positivo al Sars – CoV – 2, che determina fattivamente lo status di quarantena per i contatti stretti.
Il paese ellenico, a causa del precipitoso vuoto finanziario registratosi negli ultimi anni, ha visto l’intervento della trojka europea finalizzata al faticoso ottenimento del pareggio di bilancio. Ciò ha provocato ingenti tagli alla sanità, esternalizzazioni e privatizzazione di interi ospedali e cliniche, che hanno gradualmente portato al ridimensionamento negativo dei servizi sanitari di prossimità.
La riduzione dei posti letto in terapia intensiva ha costituito il fulcro dell’opera di tagli alla sanità dell’ultimo decennio. Si spinge sulla campagna vaccinale, ritenuta l’unica e concreta soluzione per l’uscita definitiva dallo stato di emergenza sanitaria, senza però investire fondi strutturali e sufficienti per la ricostituzione di una rete di ospedali e cliniche pubbliche capillare ed efficiente.
“La soluzione è far calare la richiesta di posti letto espandendo l’obbligo vaccinale – ha fatto presente a Skai TV il direttore del reparto terapie intensive dell’ospedale Papanikolaou di Salonicco – Non c’è altro modo, servono i vaccini”. Ma il governo ha fatto sapere di voler considerare altri obblighi vaccinali “solo se cambierà il quadro epidemiologico e solo per categorie per le quali è costituzionalmente ammissibile”. Attualmente ammontano a 6.439.000 i cittadini greci che hanno completato il ciclo di vaccinazione, attualmente standardizzato a due dosi.
La situazione epidemiologica nelle regioni amministrative settentrionali del paese risulta davvero critica: l’esaurimento dei posti letto in terapia intensiva e l’elevata incidenza dei nuovi casi positivi su 100.000 abitanti preoccupa cittadini ed istituzioni. Il Ministero dell’Istruzione ha inasprito le procedure di tracciamento sanitario all’interno di tutte le scuole pubbliche e private disciplinando quarantene ed isolamento fiduciario per i casi positivi accertati.
Restano attualmente in vigore le disposizioni anticontagio – mascherine a protezione delle vie aeree, distanziamento interpersonale e consigliata disinfezione delle mani. Tragica la situazione in Tessaglia e Macedonia, dove numerosi istituti scolastici sono stati chiusi e i rispettivi insegnanti, studenti e personale scolastico messi in quarantena per accertata positività o contatto con un soggetto positivo.
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