Il Covid-19 torna far paura: in ben undici regioni si è superato il livello di emergenza, con diverse terapie intensive sotto pressione e i primi pazienti trasferiti in zone tranquille, il Piemonte che blocca le visite non urgenti e i gli inviti.a recarsi al pronto soccorso solo in caso di estremo bisogno. Nelle ultime ventiquattr’ore si contano oltre 23.600 casi e 307 decessi.
Il Comitato tecnico scientifico guidato da Agostino Miozzo ammette che la situazione è di nuovo critica. E ricorda anche che aveva indicato la soglia dei 250 casi ogni 100 mila abitanti per passare a zona rossa già ad inizio 2021: solo che quella soglia, che avrebbe stoppato pure le lezioni in presenza e passare alla DaD, il governo Conte bis l’aveva bocciata. Ora, invece, l’esecutivo Draghi ha dato seguito alla richiesta del Cts, anche perché i dati sui contagi sono saliti pericolosamente. Lo si apprende dal verbale della riunione tenuta il 5 marzo tra gli stessi componenti del Cts con alcuni ministri di competenza, il neo commissario all’emergenza, Francesco Figliuolo, e il capo della Protezione civile Fabrizio Curci.
Dopo avere fatto sapere che “non è stato suggerito al governo alcun lockdown“, il Comitato tecnico scientifico ha verbalizzato di avere “grande preoccupazione” per l’evoluzione della pandemia, che richiede un “innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale” e la “riduzione delle interazioni fisiche e della mobilità”.
“Alla luce dell’aumento sostenuto della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità – si legge ancora nel verbale – si ribadisce di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità”.
“Analogamente a quanto avviene in altri paesi Europei, anche a causa delle varianti virali che potrebbero potenzialmente ridurre l’efficacia di alcuni vaccini, si rende necessario – spiegano ancora gli esperti – un rafforzamento/innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale al fine di ottenere rapidamente una mitigazione/contenimento del fenomeno epidemico, indipendentemente dai valori di incidenza”.
Nel corso della riunione, gli esperti hanno anche auspicato una “tempestiva conclusione” della revisione dei parametri del monitoraggio, in modo da rendere “più rapida l’azione di contenimento/mitigazione” da attuare sia a livello nazionale che locale.
Nel Dpcm entrato in vigore il 6 marzo, si legge ancora nel verbale, è stato previsto che le scuole di ogni ordine e grado devono passare in didattica a distanza nelle zone dove l’incidenza supera i 250 casi ogni 100mila abitanti.
È la medesima soglia che il Cts aveva proposto lo scorso 8 gennaio per far scattare in automatico la zona rossa, ma era stata bocciata dai presidenti di Regione e poi accantonata dal governo che non l’aveva inserita nel Dpcm del 14 gennaio.
Ora invece è stata recepita, ma solo per quanto riguarda le scuole e si è lasciato ai governatori la responsabilità di intervenire ulteriormente.
Gli esperti del Cts hanno però ribadito al governo che alla limitazione dell’attività scolastica faccia seguito anche una limitazione degli altri servizi, compresa la chiusura dei centri commerciali.
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