Attualità

Covid, il Tar costringe Emiliano a rimandare subito a scuola gli alunni pugliesi: ma chi vuole può continuare a fare la DaD

Alla fine tra i due pareri contrapposti del Tar della Puglia, regione considerata dal governo di grado di contagio ‘arancione’, sulla liceità di imporre la DaD tutti gli istituti ha prevalso quello della terza sezione del Tar pugliese che ha sospeso l’efficacia dell’ordinanza regionale: accogliendo il ricorso presentato dal Codacons di Lecce e da alcuni genitori salentini, da lunedì 9 novembre (in teoria già da sabato 7) gli alunni di primaria e medie torneranno in classe. Superando, in questo modo, la stretta imposta dalla giunta regionale che ha portato restrizioni scolastiche superiori a quelle adottate dal CdM nelle regioni ‘rosse’ con il Dpcm del 3 novembre“.

Firmata l’ordinanza

Certo, i dirigenti scolastici pugliesi molto difficilmente riusciranno ad organizzare in poche ore il ritorno in classe degli alunni.

Per rendere operativa la decisione del Tar occorreva attendere una nuova ordinanza del governatore Michele Emiliano: l’atto è stato sottoscritto nella serata del 6 novembre dallo stesso presidente della Regione Puglia.

“Con decorrenza dal 7 novembre 2020 – si legge nell’ordinanza – e sino a tutto il 3 dicembre 2020, l’attività didattica” delle scuole primarie e medie “si deve svolgere in applicazione del Dpcm 3 novembre 2020”.

Tuttavia, gli alunni potranno anche rimanere a casa. E se si connetteranno con i compagni saranno considerati presenti: “nessuno potrà essere obbligato ad andare a scuola in presenza e le eventuali assenze saranno giustificate”, ha specificato lo stesso governatore pugliese.

“Tutti – spiega Emiliano – avranno diritto a richiedere la didattica a distanza per tutelare la propria salute. Le scuole dovranno dotarsi immediatamente della possibilità di fare didattica a distanza”.

L’ordinanza: in sincrono chi lo vuole

Nell’ordinanza con cui il governatore ha riattivato la didattica in presenza per le scuole primarie e secondarie di primo grado, viene specificato che gli istituti del primo ciclo dovranno, “al fine di consentire anche in Puglia la tutela della salute pubblica”, adoperarsi per “ridurre il rischio di diffusione epidemica”, “garantire il collegamento online in modalità sincrona per tutti gli alunni le cui famiglie richiedano espressamente per i propri figli di adottare la didattica digitale integrata, anche in forma mista, e anche per periodi di tempo limitati coincidenti con eventuali quarantene o isolamenti fiduciari, in luogo dell’attività in presenza”.

L’altra sentenza

Tra le famiglie e gli alunni pugliesi, tuttavia, permane l’incertezza: perché nella stessa giornata un’altra sezione del Tar della Puglia, quella di Lecce, ha deciso di accogliere una istanza simile, respingendo una seconda richiesta di sospensione dell’ordinanza della Regione Puglia di chiusura delle scuole presentata da sedici genitori salentini: in questo caso, i giudici hanno considerato prevalente il diritto alla salute sul diritto allo studio e comunque ritenendo contemperabili i due con l’attuale situazione di didattica a distanza.

La posizione del Tar leccese risulta quindi opposta a quella dell’altro giudice amministrativo secondo cui, invece, “non ci sono ragioni particolari per le quali la Regione Puglia non debba allinearsi alle decisioni nazionali in materia di istruzione”.

Emiliano: DaD troppo scarsa

In ogni caso, secondo Emiliano i giudici hanno fatto emergere il problema: la mancata possibilità di attivare la DaD.

“Finalmente – ha commentato – la verità da parte dei giudici sulle gravi difficoltà a tutelare la salute dei bambini pugliesi attraverso un efficiente sistema di didattica a distanza”.

Secondo Emiliano “non si è investito abbastanza sulla didattica a distanza che durante una pandemia avrebbe dovuto essere messa a punto già da tempo. E ció indipendentemente dalla evidente preferenza da assegnare alla didattica in presenza. Infatti nessuno sostiene che la Dad sia paragonabile alla didattica in presenza, ci mancherebbe, ma solo con una buona Dad in caso di necessità si può realizzare un buon equilibrio tra salute e istruzione. Adesso invece è così scarsa da costringere i giudici a mandare i bambini a scuola in presenza per non pregiudicare il loro diritto allo studio”.

“Priorità alla Scuola” torna in piazza

Immediata, però, è giunta la reazione del comitato Priorità alla Scuola, che ha accolto “con grande soddisfazione” la sentenza della terza sezione del Tar della Puglia che sospende l’ordinanza regionale sulla chiusura delle scuole.

“Ora anche il governatore della Campania De Luca – sostiene il comitato – ottemperi almeno al nuovo Dpcm, riaprendo gli asili nido, le scuole dell’infanzia, le scuole primarie e le scuole secondarie di primo grado”.

Sabato 7 e domenica 8 novembre, fa sapere sempre il comitato Priorità alla Scuola, si terranno numerose assemblee pubbliche, flash mob, lezioni all’aperto, manifestazioni e veglie notturne per la scuola organizzate da Priorità alla Scuola in tutta Italia (Firenze, Bologna, Milano, Faenza, Perugia e altre città ancora), in segno di protesta contro la chiusura delle scuole superiori di tutta Italia, e delle scuole secondarie di primo grado per le classi seconde e terze nelle regioni ‘rosse’.

Fico: nuova riforma del Titolo V

La diatriba tra governo e Puglia fa tornare in auge il difficile rapporto che si trascina da anni tra le regioni e l’esecutivo centrale.

Per il presidente della Camera, Roberto Fico, “non c’è nulla di male a parlare di una nuova riforma del Titolo V, per capire cosa funziona e cosa no, per parlare di scuola e di sanità, se si apre questo dibatto mi trova d’accordo. Fermo restando che questo è il momento in cui questo paese deve essere solidale. Usciremo dalla pandemia, tutti insieme”.

Parlando a Titolo Quinto, su Rai 3, Fico ha aggiunto che “lo Stato centrale può riprendersi qualche competenza, ma dobbiamo dibatterne, anche per fare un’analisi seria. Ora pensiamo a risolvere la situazione insieme”.

Alessandro Giuliani

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