Il ritorno a scuola aumenterà i casi di Covid. È più che una previsione. A confermarlo, il 30 settembre, è stato il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie: rendendo pubblica l’ultima valutazione del rischio Covid-19, l’Ecdc ha fatto sapere che in autunno e nei prossimi mesi verranno segnalate percentuali maggiori di casi di Coronavirus tra i bambini, proprio per via della ripresa dell’attività didattica in presenza.
Per il Centro europeo, quindi, non rimarrà altro che limitare i danni andando a tenere più alta possibile la guardia: questo significa mantenere sempre attive tutte le modalità di prevenzione.
Nel documento si legge, a questo proposito, che “interventi come il distanziamento, prevenire gli assembramenti, l’igiene e una migliore ventilazione rimarranno essenziali per prevenire la trasmissione negli ambienti scolastici”.
Sul distanziamento, però, dal 1° settembre in Italia c’è stato un passo indietro: il Comitato tecnico scientifico ha infatti solo raccomandato la distanza minima di un metro tra un alunno e l’altro.
Una condizione nuova, l’anno scorso c’era l’obbligo, che preoccupa diversi addetti ai lavori. Anche Cristina Costarelli, neo presidentessa dell’Anp Lazio e dirigente del Liceo Newton di Roma ci ha detto, alcuni giorni fa, in corrispondenza della ripresa delle lezioni, che nell’istituto da lei diretto, con aule piccole (30 o 35 metri quadrati) e con classi fino a 30 alunni, il pericolo quarantena e DaD rimane alto.
Mentre sul ricambio d’aria siamo fermi alle modalità di sempre: pochissime scuole hanno introdotto mezzi di aerazione meccanica, mentre il 99% degli istituti si limiterà a tenere il più possibile le finestre aperte, anche dei corridoi.
Pure Walter Ricciardi, professore di Igiene e Salute Pubblica all’Università Cattolica di Roma, è convinto che pensare già al dopo Covid sarebbe un errore.
Non ne siamo ancora del tutto usciti, ha detto a margine dell’evento Inventing for Live, promosso da Msd Italia, “ma abbiamo le ricette per uscire dalla pandemia: vaccini, igiene degli ambienti, green pass, sicurezza a scuola, sui trasporti e al lavoro”.
“Mai come adesso – ha ricordato Ricciardi – vivere in un paese piuttosto che un altro fa la differenza tra la vita e la morte. Siamo fortunati a vivere in paesi come l’Italia e altri Stati membri dell’Unione Europea. Mentre non altrettanto può dire chi vive in Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti, America Latina, dove stanno vedendo un record dei casi, che si tradurrà in aumento dei morti, perché non seguono le evidenze scientifiche”.
Il professore ha anche ricordato che nell’ultimo anno e mezzo, sempre per il Covid, è stata trascurata la medicina di base e sul territorio: “abbiamo milioni di esami preventivi non fatti che ci porteranno a scoprire malattie quando saranno già a uno stadio più avanzato. Inoltre va rafforzata la prevenzione, non come strumento eccezionale ma come strumento normale per prevenire le malattie”. Covid compreso.
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