Continua tenere banco l’approvazione del decreto sulle nuove quarantene a scuola da parte del Governo: le disposizioni, con i vaccinati che non andranno più in DaD se non se positivi al Covid-19, potrebbero entrare in vigore quanto prima, ventiquattr’ore dopo la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale che potrebbe arrivare già nelle prossime ore. A parlare dei motivi che hanno prodotto le scelte del CdM è stato anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che ha ribadito la posizione del premier Mario Draghi: “Le nuove regole sulla quarantena per le scuole – ha detto il numero uno del Mi – non sono discriminatorie ma dovevamo dare un segnale: i bambini vaccinati possono rimanere in classe e gli altri possono seguire a distanza. È una norma che vuole dare una linea di marcia”.
Intervenendo a RaiNews 24, il ministro Bianchi è anche tornato sul fatto che la scelta di base presa dal Governo è stata quella di “tornare verso la normalità con tutte le attenzioni perché il virus c’è ancora. Le semplificazioni adottate hanno un punto di base nella sicurezza che è data dal vaccino“, ha concluso il responsabile del dicastero di Viale Trastevere.
Anche per il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, le misure introdotte dal CdM sono “l’inizio del progressivo allentamento delle misure adottate per contrastare la fase più acuta della pandemia”, grazie “soprattutto all’elevatissima percentuale di popolazione vaccinata”.
Intervistato da Radio Cusano Campus, Sileri ha confermato che stiamo passando “gradualmente dalla fase di emergenza pandemica alla fase endemica, di convivenza con il virus”, il Covid, “che andrà gestita come si fa con l’influenza stagionale, definendo le fasce di età e i tempi per la somministrazione di eventuali dosi di richiamo vaccinale, da valutare in base al livello di circolazione del virus ed alle varianti prevalenti”.
Poi, il sottosegretario ha annunciato che “se il trend attuale di miglioramento proseguirà e si consoliderà nei prossimi giorni e settimane” si potrà arrivare “ad una totale rimozione” delle misure.
Secondo questa logica, tornando alla normalità, quindi, la scuola non poteva continuare a mantenere le lunghe quarantene. Anche perché il prezzo da pagare, sotto forma di mancata didattica in classe, sarebbe stato alto.
Lo scorso anno scolastico, quello del post-lockdown, quasi il 30% delle lezioni in presenza sono state sacrificate: la percentuale deriva da uno studio dell’Indire su un campione selezionato di 2.546 docenti a tempo indeterminato, non di sostegno: nell’anno scolastico 2020/21 si è svolta infatti il 72,1% di didattica in presenza, accompagnata comunque dalle lezioni ibride, da casa o alternate.
Inoltre, sempre secondo il report dell’Indire, la maggioranza degli insegnanti italiani ha sperimentato con frequenza la didattica a distanza (68,6%), mentre quasi la metà ha optato per la didattica ibrida (48,2%) e quella alternata (45,2%).
Detto questo, il libro di testo risulta comunque ancora a rappresentare una delle risorse didattiche più frequentemente utilizzate: nella scuola primaria, il 53,9% dei docenti l’ha utilizzato “sempre” e nel 39,7% “spesso”.
Nella scuola secondaria di primo grado, invece le percentuali sono rispettivamente del 49,3% e del 38,5%, mentre nella secondaria di secondo grado sono del 46,8% (“sempre”) e del 38,4% (“spesso”).
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