Il riacutizzarsi del Covid tra la popolazione, con un aumento del 10% di casi in sette giorni e lo spettro delle varianti che si insinuano pure tra i giovani, preoccupa non solo il governo, ma anche le Regioni e i loro presidenti: in particolare, tra i governatori c’è il timore di saturare ospedali e terapie intensive (con ben otto Regioni che hanno già superato la soglia critica del 30%). Una condizione che li ha convinti, quasi all’unanimità, a chiedere di chiudere le scuole, come è avvenuto la scorsa primavera. Almeno, fino a quando tutti i docenti e operatori scolastici non saranno vaccinati. La richiesta è stata presentata dai governatori direttamente alla neo ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, nel corso della Conferenza Stato Regioni alla presenza anche del ministro della Salute Roberto Speranza.
“Sulle chiusure si valuterà giorno per giorno la situazione epidemiologica”, avrebbe risposto il ministro della Salute.
Ancora più scettica sul ritorno generalizzato alla DaD, si è detta Mariastella Gelmini: “è difficile parlare di chiusure delle scuole da una parte e di riaperture di attività commerciali dall’altra”. La ministra delle Autonomie ha messo in evidenza proprio questa “contraddizione” nelle due richieste dei presidenti delle Regioni.
In ogni caso, sempre la ministra Gelmini si è impegnata, a nome del governo, ad approfondire il tema delle scuole ponendo il problema in sede di confronto con gli esperti che compongono il Comitato tecnico scientifico.
La posizione della Gelmini non è piaciuta al presidente del Veneto, Luca Zaia: “Siccome la scuola è una realtà sacra – ha detto Zaia -, la sublimazione della formazione dei ragazzi, se la guardiamo dal lato epidemiologico il Cts ci deve dire perché altre forme di aggregazione sono pericolose e questa no. Noi non siamo in grado di esprimere una valutazione”, ha concluso il governatore.
Sul tema si è espresso anche l’assessore alla Sanità della Regione Puglia, Pierluigi Lopalco: durante la trasmissione ‘Un giorno da pecora’ su Radio1, l’assessore regionale ha ribadito che “le scuole sono un forte volano di circolazione del virus. Purtroppo sulle scuole è stata fatta una questione ideologica e politica e ogni volta che facciamo un’ordinanza viene impugnata da un gruppo di genitori, da un’associazione”.
Lopalco ha aggiunto che “questo è un momento delicato, siamo ad un bivio”. Per questo motivo “deve essere utilizzata dal didattica digitale” per svolgere comunque le lezioni.
Intanto, prosegue speditamente in alcune Regioni, come il Lazio, il Piemonte e l’Emilia Romagna, la campagna di vaccinazioni del personale scolastico.
“Ho avanzato la proposta, nella sollecitazione generale di far arrivare più vaccini, che ci sia una consegna immediata in quei territori dove il virus è in crescita. Fermiamolo”, ha detto il presidente della Lombardia Attilio Fontana ha scritto in un post su Facebook.
Sulla somministrazione dei vaccini, tuttavia, permangono le incertezze sugli arrivi e le forniture di una percentuale non indifferente di dosi, soprattutto da parte di Astrazeneca e Moderna.
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