Fare il prima possibile la terza dose del vaccino anti-Covid: è questo il messaggio che medici e scienziati hanno rivolto nella giornata del 21 novembre alle istituzioni a fronte del peggioramento della curva epidemica in Italia e dell’aumento del numero di decessi registrato negli ultimi giorni.
Il bollettino giornaliero del ministero della Salute, del resto, non lascia spazio più ai dubbi: ammontano a 9.709 i positivi nelle ultime 24 ore (e il giorno prima erano stati 11.555) con 46 vittime (il giorno prima 49). Il tasso di positività è al 2%, stabile rispetto a ventiquattr’ore prima, su 487.109 tamponi molecolari e antigenici effettuati.
Sono invece 520 i pazienti in terapia intensiva, 8 in più, ed i ricoverati nei reparti sono 4.345, ovvero 95 in più in un giorno.
Un vero e proprio appello è stato lanciato dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, che ha chiesto ai cittadini di fare in fretta a prenotare i richiami che le Regioni, da lunedì 22, in anticipo rispetto alla data inizialmente preventivata del 1° di dicembre, potranno aprire anche ai cittadini della fascia d’età 40-59 anni.
Secondo Costa sarà fondamentale anche vaccinare i bambini under12 quando arriverà il via libera degli enti regolatori, ma su questo punto va fatta chiarezza, insiste: “Dobbiamo dire nettamente che nel momento in cui un vaccino viene approvato significa che i primi benefici li dà a chi lo riceve. Guai a dire che dobbiamo vaccinare i più piccoli per proteggere gli adulti. Non è così, sarebbe un messaggio sbagliato”.
Anche secondo Massimo Ciccozzi, direttore dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Bio-medico di Roma, “ora la priorità è accelerare sulle terze dosi, perchè per tantissime persone sono trascorsi sei mesi dal ciclo primario e c’è dunque un calo dell’efficacia e copertura vaccinale”.
Ma al contempo bisogna agire presto anche su altri fronti: “Spingere l’uso della mascherina anche all’aperto se ci sono assembramenti, sorvegliare con tampone all’entrata in Italia le persone che provengono da paesi Ue con tassi alti di infezione ed eliminare la possibilità del tampone ai fini dell’ottenimento del green pass, perchè – ha concluso Ciccozzi – ci sono troppi falsi negativi, che possono di fatto inficiare l’utilità stessa del pass”.
Amerigo Cicchetti, direttore di Altems, l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di Roma, ha detto che per la “terza settimana consecutiva registriamo un incremento del 20% nel dato di mortalità per Covid. Si tratta nella stragrande maggioranza – spiega – di non vaccinati, la cui età media si abbassa a circa 60 anni. Questo trend potrebbe crescere ancora se non si agisce subito”.
Le decisioni da prendere sono diverse, ha puntualizzato Cicchetti: “Utilizzare di nuovo le fasce di colore per il rischio nei diversi territori, attuare l’obbligo generalizzato per il vaccino, oppure non rendere obbligatorio il vaccino ma accelerare le terze dosi. L’obbligo vaccinale per tutti, ad ogni modo – ha concluso il direttore di Altems – lo terrei come ultima opzione perchè rischia di esacerbare molto le posizioni”.
Quella della terza dose obbligatoria, tuttavia, è una possibilità che per i lavoratori della scuola appare più plausibile che in altri ambiti lavorativi: l’ipotesi ha trovato credito su più fronti nel corso degli ultimi giorni. Anche se, a dire il vero, si tratterebbe di una norma che andrebbe a costringere non moltissimi docenti e Ata, considerando che almeno una dose è stata fatta ad oggi da oltre il 90 per cento.
Ma a far pendere per l’obbligatorietà potrebbero essere anche altri fattori, come la probabile riduzione della validità del Green pass da 12 a 9 mesi. (l’associazione Gimbe vorrebbe addirittura scendere soli 6 mesi). Oppure la riduzione sensibile degli anticorpi, derivanti dal doppio vaccino, a partire dalla fine del sesto mese dopo la seconda dose.
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