In Europa ogni 17 secondi una persona perde la vita causa del Covid-19. In queste condizioni, anche se il “picco” dei contagi è stato superato, si può pensare di vivere il Natale come gli altri anni? La risposta è scontata. Tanto che la Commissione europea è convinta che anche dopo il 7 gennaio bisognerà continuare a tenere alta la guardia: il rischio della terza ondata è alto. Ecco perché ha ufficializzato, con delle Linee guida, la richiesta di allungare le festività natalizie di almeno una settimana oppure di proseguire con la DaD. Magari, nel frattempo saranno pronti i vaccini anti-Covid, che in Italia andranno prioritariamente a studenti e docenti.
Sembra che a sollecitare la “stretta” di fine 2020 siano stati diversi Paesi membri, in particolare Germania, Francia e Italia: il pericolo, hanno saggiamente fatto notare, è che il Natale, con le famiglie radunate in gran numero, le cerimonie e le settimane bianche diventi una bomba epidemiologica.
Solo che l’Italia è anche il Paese dove le istituzioni spingono per far rientrare tutti gli studenti in classe il prima possibile. Addirittura una decina di giorni prima di Natale, ha espressamente chiesto il premier Giuseppe Conte ai capigruppo della maggioranza.
Anche il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, è stato chiaro: la scuola “è sicuramente un comparto in cima alle priorità”, ha commentato in audizione alla Camera.
“Il caso Campania – ha continuato Miozzo – è eclatante, lì i liceali hanno fatto 20 giorni lezioni in presenza dal 4 marzo oggi. Se verranno aperte a fine gennaio un liceale avrà perso un periodo estremamente importante. Gli inglesi stanno valutando precisamente il deficit scolastico dei ragazzi in Dad. Non esiste il rischio zero, ma c’è anche un beneficio nel farli tornare a scuola”.
Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera, ha detto di essere d’accordo con Miozzo, perché “siamo stati l’unico paese ad aver chiuso tutte le scuole per 100 giorni, l’unico paese che ha chiuso le superiori da ottobre e rischia di vederle chiuse fino a gennaio”.
“In più – ha detto il renziano -, viviamo l’anarchia di molte regioni che chiudono le scuole a prescindere dai Dpcm e ricorrono ai Tar contro le decisioni del governo. Adesso, occorre dunque riaprire tutti i percorsi scolastici, superiori compresi, ma allo stesso tempo dobbiamo adottare gli accorgimenti necessari a evitare una terza ondata e magari altri 100 giorni di chiusura”.
Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha tenuto a dire che “uno dei sacrifici più grandi che abbiamo fatto come governo è stato quello di chiudere le scuole”.
“Oggi, con i contagi che calano (ma i decessi continuano a rimanere alti ndr) abbiamo il dovere di pianificare una ripartenza partendo proprio dalla riapertura delle scuole. Dobbiamo permettere agli studenti di tornare in classe, sempre in condizioni di massima sicurezza”, ha concluso Di Maio.
Il punto è proprio questo: c’è la massima sicurezza. Perché continuiamo ad avere grossi dubbi: cosa è cambiato rispetto a fine ottobre? Le corse dei bus, metropolitane e pullman sono aumentate? Gli spazi scolastici si sono allargati per garantire il distanziamento? Sono state messe a disposizione aule aggiuntive? Sono stati introdotti negli istituti scolastici i test rapidi per verificare i contagi? La risposta è purtroppo negativa per tutti i quesiti.
Il fatto di perdere giorni di scuola, sicuramente gravissimo, è un motivo sufficiente per rischiare di far impennare per la terza volta i contagi? Evidentemente no.
Anche i nostri lettori si sono espressi chiaramente: quasi il 90 per cento degli oltre 11 mila che hanno partecipato al sondaggio della Tecnica della Scuola ha detto che il rientro delle superiori va rimandato a dopo la Befana.
Anche in Puglia, a sentire il governatore Michele Emiliano, è questa la volontà popolare: “Ho tutto il sistema scolastico pugliese – ha detto il presidente regionale – che vuole che io chiuda le scuole, me lo hanno comunicato due giorni fa, e sono in contrasto con la ministra Azzolina”.
Giovedì 3, ha continuato Emiliano, “scade l’ordinanza regionale che consente ai genitori di decidere se optare per i propri figli per la didattica in presenza o a distanza nelle scuole elementari e medie”.
“Tutto il mondo della scuola – ha aggiunto Emiliano – nell’ultima riunione mi ha chiesto di eliminare la didattica in presenza almeno sino al 7 gennaio, su questa cosa dobbiamo riflettere perché contraddice l’indirizzo governativo”.
Velenoso è il commento del senatore Mario Pittoni, responsabile Scuola della Lega e vice presidente della commissione Cultura.
Commentando l’intervento del ministro della Salute Roberto Speranza, il leghista ha chiesto: “quand’è che il ministro dell’Istruzione Azzolina ha coinvolto la collega dei Trasporti De Micheli per un piano scuola? A giugno. Ben tre mesi dopo gli altri Paesi…”
“Quand’è poi che Azzolina ha dato il primo segno di vita riguardo l’aerazione delle aule? Dopo il 12 agosto, in seguito a indicazioni verbalizzate dal Cts”, ha detto ancora Pittoni.
“Ma non è possibile realizzarli in poche settimane”, ha spiegato Filippo Busato, presidente Associazione italiana condizionamento dell’aria, riscaldamento e refrigerazione.
Intanto, la segretaria confederale Rossana Dettori e il segretario generale della Flc Cgil Francesco Sinopoli, hanno scritto una lettera al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina e della Salute Roberto Speranza, sostenendo che il ritorno alla didattica in presenza va attuato “solo se saranno assicurate adeguate garanzie di sicurezza e valide misure di prevenzione per la salute e l’incolumità di studenti e lavoratori”.
E ancora: “lo sforzo compiuto dalle lavoratrici e dai lavoratori che, con un lavoro incredibile, hanno operato fin dall’estate” ora “rischia di essere vanificato”.
I due sindacalisti chiedono di “intervenire urgentemente attraverso la legge di bilancio o altro strumento normativo idoneo, su presidi sanitari nelle istituzioni scolastiche, effettuazione dei tamponi, dispositivi di sicurezza, tavoli permanenti sulla sicurezza, trasporto scolastico esclusivo, riduzione del numero di alunni per classe, lotta al precariato e dimensionamento scolastico”.
Luca Monti, della segreteria di Più Europa ha chiesto “non che la scuola riapra ‘subito’ ma che riapra il più presto possibile, in presenza ma in sicurezza”.
Monti propone 10 punti: la definizione di orari per doppio ingresso e uscita, per ridurre l’impatto sui mezzi di trasporto; una didattica mista integrata per consentire il collegamento degli studenti assenti per motivi di salute o di trasporto; la promozione del PCTO (ex alternanza scuola lavoro) anche in smartworking; l’avvio di un piano di formazione obbligatoria degli insegnanti sulle tecnologie per la didattica; l’attivazione da subito del MES per completare la messa in sicurezza delle scuole e potenziare il trasporto pubblico; la definizione di un piano di investimenti sul Next Generation EU capace di far evolvere la scuola.
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