Con la riapertura degli istituti scolastici alle porte ritornano i soliti, annosi, problemi della scuola in epoca Covid. A causa del virus in questi anni è stato doveroso per molte scuole ripensare gli spazi per garantire il distanziamento tra alunni e personale scolastico e limitare il più possibile i contagi. Nel periodo di maggiore emergenza Covid il Governo Conte e il Comitato tecnico scientifico presieduto da Agostino Miozzo avevano prescritto il distanziamento di almeno un metro tra un alunno e l’altro.
Nel caso specifico del Lazio, come riporta IlFattoQuotidiano.it, per ovviare celermente a questa situazione si è raggiunto un accordo tra il Vicariato di Roma, la Città Metropolitana e le scuole. Grazie ad esso molti ragazzi hanno avuto la possibilità di partecipare alle lezioni in spazi adeguati, usufruendo spesso di aule delle parrocchie.
Questa soluzione si è rivelata comune e ottimale: all’istituto comprensivo “Alfieri Lante” della Rovere, ad esempio, grazie alla parrocchia di San Bellarmino e a quella di Santa Teresa d’Avola si erano individuate sette classi per 175 alunni. Alla “Montessori” di Villa Paganini tre classi erano state trasferite nella parrocchia di “Santa Maria Goretti”. Cinque aule erano state date in comodato all’istituto “Acquedotti” dalla parrocchia di “San Policarpo”.
Purtroppo però si è trattato semplicemente di qualcosa di temporaneo. Con la fine dell’emergenza, infatti, l’accordo sopracitato è saltato. Il motivo? Non riguarda i soldi, come si potrebbe ipotizzare. Il nocciolo della questione è stato illustrato da Daniele Perrucci, consigliere delegato all’edilizia scolastica: “Con la fine dell’emergenza se dobbiamo individuare degli spazi in più per una scuola, lo dobbiamo fare rispettando tutti i parametri di Legge e verificando la presenza dei diversi certificati di staticità e altro. Spesso, le aule delle parrocchie, non hanno queste caratteristiche perciò non possiamo più adoperarle”.
A denunciare la mancanza di soluzioni alternative, ridosso del rientro a scuola, è Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi della Regione Lazio. Quest’ultima teme il ritorno a classi alquanto affollate, situazione poco auspicabile visto un possibile aumento di contagi proprio in autunno. Ad oggi, le misure anti Covid relative al prossimo anno scolastico prevedono un distanziamento minimo, anche in caso di recrudescenza del virus, che sarà attuato solo dove possibile. “Non abbiamo imparato nulla dall’emergenza. Non dovevamo migliorare? E invece niente. Dopo due anni di aule senza ragazzi ammassati torneremo alle classi pollaio”, ha detto.
Purtroppo ad oggi gli alunni sembrano essere destinati a tornare nelle aule pre Covid, in attesa di interventi della Città Metropolitana e dell’amministrazione della capitale per adeguarle alle esigenze in tempo di pandemia.
“La logica del periodo emergenziale – ha concluso Costarelli, che è anche preside del liceo “Newton” di Roma – si è limitata a quella contingenza. Nulla è stato messo a sistema. È un po’ come quanto è accaduto con gli psicologi. Sono stati una meteora”.
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