In Italia tra i Sacerdoti sono state registrate 269 vittime, 23 solo nel mese di marzo ed ora la variante brasiliana sta diventando il moltiplicatore di una lunga e terribile seconda ondata in tutto il continente latinoamericano.
La pandemia ha seminato migliaia di vittime in Italia ed in tutto il mondo ormai globalizzato. Non ha risparmiato nessuno: anziani e giovani, donne e bambini, medici e infermieri, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, che non compaiono nei titoli di giornali o nelle riviste.
Tutte le categorie professionali e sociali contano delle vittime ed anche tra gli ecclesiastici: Cardinali, Vescovi, Sacerdoti, Missionari, Diaconi, Frati, Suore, si contano numerose vittime ed anche nomi eccellenti, testimoni di una carità agita e di una donazione generosa e totale a servizio dei poveri e degli ammalati, come hanno testimoniato i numerosi cappellani degli ospedali e dei centri Covid.
Difficile dare un numero esatto, in assenza di una mappatura complessiva.
Il SIR, (Agenzia d’informazione religiosa) in contatto con le Conferenze episcopali cerca di tenere questa triste contabilità, ma le mappature esistenti sono considerate non attendibili e ampiamente per difetto, perché le tragiche notizie si susseguono tutti i giorni.
I religiosi sono morti nel profondo desiderio di essere vicini ai malati e accompagnarli nel momento del trapasso; hanno toccato ‘la carne sofferente del fratello”, come dice Papa Francesco. Molti sono stati contagiati nei quartieri popolari, nelle mense, negli ospedali, per aver voluto portare consolazione ai più poveri.
Il Card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, nella prefazione al libro di Riccardo Benotti “Covid-19: preti in prima linea”, nel quale si racconta il vissuto umano e pastorale di tantissimi sacerdoti, ha scritto: “Nel tempo della pandemia, i sacerdoti hanno espresso il volto bello della Chiesa amica, che si prende cura del prossimo. Hanno donato un esempio autentico di solidarietà con tutti. Sono stati l’immagine viva del Buon Samaritano, contribuendo non poco a rendere credibile la Chiesa”.
Il presidente Mario Draghi in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia ha ricordato tra i 27 sacerdoti di Bergamo, don Fausto Resmini, il prete degli ultimi.
Commuove sentire come una giovane suora di 33 anni, andata in Colombia, carica di entusiasmo nel voler seguire la sua vocazione, animata da tanto desiderio di fare del bene, attiva tra i giovani e le famiglie, diventa la prima vittima del Covid-19 a Cartagena; così pure un giovane frate francescano, a servizio delle persone di strada, morto a 28 anni a Fortaleza nel nord est del Brasile.
In quasi tutte le Diocesi e Congregazioni religiose sono state registrate delle vittime del Covid e la loro morte è una perdita di servizi e di ministeri, che aggrava la già pesante crisi economica, lavorativa e sociale che stiamo attraversando.
La morte dei sacerdoti contagiati dal Covid lascia dietro di sé una scia di dolore, ma anche di gratitudine. Il mistero della morte suscita la consapevolezza di ringraziare per quanto si è ricevuto da questi uomini di Dio miti, forti, umani, semplici, colti, coraggiosi, ciascuno con i propri carismi.
Prossimamente si dovrà parlare di una vera e propria generazione di sacerdoti per la Chiesa italiana, spazzata via dal Covid, e mentre si mette in risalto il loro ruolo nella società, e nella Chiesa, presenta l’immagine della grande crisi di vocazioni che da anni affligge la comunità ecclesiale.
E’ un dovere ricordare, rendere omaggio e far memoria di questi “martiri” della carità e del servizio ai fratelli e se, come si diceva del sangue dei primi martiri, che diventa “seme di nuovi cristiani”, si attende un risveglio di religiosità e di cultura, una metanoia sociale che orienti il cammino verso i veri valori della vita che aiutino a crescere e a garantire progresso e civiltà.
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