Andare a scuola anche in piena pandemia non ha comportato un innalzamento dei contagi e dei rischi. I veri “danni” ai giovani sono arrivati invece con il lockdown e la DaD, che ha comportato un aumento importante di patologie di natura neuro psichiatrica, a partire dai disturbi sui comportamenti con il cibo. A dirlo è stato il professor Alberto Villani, direttore del Dipartimento di Emergenza e Accettazione di Pediatria Generale dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, a colloquio con la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi.
Il professore, che è anche presidente della Società Italiana di Pediatria, ha illustrato i dati emersi da una ricerca condotta su due istituti di Roma.
Ebbene, come già rilevato in un altro nostro articolo, in entrambi in casi gli ambienti scolastici hanno dimostrato di possedere un alto grado di sicurezza, derivante dal fatto, ha detto Villani, che si tratta di un luogo sotto costante controllo del rispetto delle regole di comportamento: la stragrande maggioranza dei contagi avvenga in ambiente extra scolastico, a partire dal contesto domestico.
Secondo l’esperto, la scuola in presenza rappresenta il luogo più sicuro che si possa auspicare per i bambini. Anche in presenza di contagi da Covid.
Più tempo a scuola, ha detto, avrebbe consentito di prevenire meglio i rischi di contagio, oltre a garantire in molti casi opportunità che in ambito domestico non sono sempre soddisfatte: mancano, non di rado, pasti caldi, disponibilità di spazi e di strumenti.
Di contro, la privazione della scuola ha rappresentato uno degli effetti collaterali più devastanti per la fascia di popolazione in età scolare, toccata per fortuna in modo del tutto marginale da esiti letali: ci sono stati, infatti, meno di 30 decessi su oltre 120.000, e quasi tutti associati a fragilità pregresse, molto contenuti i casi per i quali si è dovuto ricorrere a cure intensive, e tutti positivamente risolti.
Però, ha continuato il professore, si è anche assistito ad aumento vertiginoso delle patologie di natura neuro psichiatrica, a partire dai disturbi del comportamento alimentare, cresciuti di otto – nove volte rispetto al consueto nel solo Istituto del Bambino Gesù di Roma, fino ad arrivare ai tentativi di suicidio.
Una ricerca condotta a livello nazionale evidenzia come l’incremento di incidenza di tali patologie sia stimabile tra il 400% e il 2.000%.
Secondo Villani, quindi, servono investimenti sulla scuola: lo si legge anche in una lettera consegnata al presidente del Consiglio Mario Draghi subito dopo il suo insediamento a palazzo Chigi, in cui si segnalano alcune problematiche sulle quali è urgente intervenire.
L’emergenza pandemica evidenzia la necessità di ampliare tempi e spazi della scuola, a vantaggio soprattutto delle aree di maggior fragilità sociale, hanno scritto i pediatri, dando risposte alle crescenti situazioni di solitudine legate a un trend demografico in cui aumentano i figli unici, realizzando obiettivi di equità e al tempo stesso con un ritorno enorme in termini di contenimento dei costi per il recupero di nocività sociali di vario genere (fumo, alcool, droghe, ludopatie e dipendenze varie).
Villani ha anche lanciato un appello a non lasciar cadere l’opportunità di mettere in pratica, col Piano Scuola Estate, l’idea di un patto educativo tra tutte le parti di società che in questo senso intendono impegnarsi e mettersi insieme.
In conclusione, secondo questa tesi i rischi derivanti dalla frequentazione delle scuole sarebbero minimali al confronti di quelli frutto della presenza forzata nelle mura domestiche: si attendono ora conferme, anche da altri studi. Perchè in tal caso, sarebbe proprio il caso di chiedere: perchè le scuole sono state chiuse, almeno per quel che riguarda le lezioni, per così tanto tempo?
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