Nell’ultimo giorno del 2020 i dati dei contagi tornano salire, come non accadeva da inizio dicembre: con il rapporto tra tamponi e positivi che schizza a 12,6%, nelle ultime ventiquattr’ore i nuovi contagi arrivano a sfiorare quota 23.500. Questi numeri non c’erano nemmeno a fine ottobre e sono probabilmente i primi effetti dei distanziamenti fisici “saltati” a causa del Natale: quando furono chiuse le superiori, passate tutte alla DaD, i nuovi positivi erano meno di 20 mila al giorno. E non c’erano nemmeno 555 decessi in giorno. Sul rientro a scuola il governo, però, ha preso la sua decisione. Dopo il via libera del premier Giuseppe Conte, il 31 dicembre è arrivato anche quello del Viminale, al quale il governo ha affidato il coordinamento per un ritorno più organizzato rispetto a quello d’inizio scuola.
“Le prefetture – si legge in una nota del ministero dell’Interno – hanno adottato i documenti operativi all’esito dei lavori dei tavoli di coordinamento scuola-trasporti istituiti in tutte le province in vista della ripresa, dal 7 gennaio, dell’attività didattica in presenza”.
Il Viminale puntualizza anche che la percentuale di studenti delle superiori ridotta del 25% – dal 75% al 50% – durerà solo una settimana: “i prefetti hanno tenuto conto anche dell’ordinanza del ministro della Salute del 24 dicembre 2020 che limitatamente al periodo 7-15 gennaio riduce la presenza in classe al 50%”.
Immediate sono state le reazioni, tutte positive, di diversi ministri e rappresentanti dell’esecutivo Conte bis
Commentando la nota, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha espresso “grande soddisfazione per il risultato raggiunto”.
“In pochi giorni – ha detto la titolare del MI – i tavoli guidati dai prefetti hanno permesso di elaborare misure specifiche, territorio per territorio, e subito operative. Un lavoro di squadra di cui andare fieri. Nell’unico interesse di studentesse e studenti”.
Parole più che positive sono giunte anche dalla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, che ha descritto quella svolta dai prefetti una “operazione complessa che ha consentito di individuare per tempo soluzioni differenziate a livello territoriale, coniugando le esigenze del mondo scolastico con le risorse straordinarie stanziate per il comparto trasporti”.
A questo proposito, in diversi territori sono state siglate delle convenzioni che prevedono un incremento delle vetture frequentate dagli studenti per raggiungere le scuole e tornare a casa a fine lezione.
“Ancora una volta – ha aggiunto – la rete delle prefetture è riuscita a definire modelli organizzativi condivisi frutto di un’opera di confronto costruttivo tra tutti i protagonisti dei tavoli, punto di raccordo tra i diversi livelli governo nazionale e territoriale, con l’obiettivo comune di riaprire le aule agli studenti in sicurezza già all’inizio del nuovo anno”.
Pronta la risposta anche la risposta della ministra dei Trasporti, Paola De Micheli. La quale ha garantito che “saremo pronti per il 7 gennaio”.
“L’impegno di tutti è stato massimo e di questo ringrazio molto i prefetti – si legge in una nota -. Grazie a questo coordinamento la scuola ripartirà più sicura con più mezzi del trasporto locale e una riorganizzazione degli orari (con inevitabili scaglionamenti in entrata e uscita nelle grandi città ndr). Chiuderla è stata tra le scelte più sofferte affrontate dal Governo, il lavoro di tutti e la collaborazione istituzionale ci consentirà di riaprirla”.
Positivo il giudizio pure del ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, che mette in risalto il lavoro svolto per garantire la “sicurezza sanitaria. Con Regioni, Comuni e Province è stato fatto un eccellente lavoro di coordinamento dai prefetti e oggi i piani operativi sono pronti per essere attuati”.
“La scuola – ha continuato Boccia – è una responsabilità collettiva, una sfida che vinciamo se accompagnata da una continua leale collaborazione tra tutti i livelli istituzionali”.
Meno entusiasta si è confermato il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri: parlando a Timeline, su Sky Tg24, Sileri ha detto che bisogna porre “attenzione alle variabili che potranno accadere dopo l’Epifania”.
Il viceministro ha anche però sottolineato che “non cambierà nulla rispetto a quello che abbiamo vissuto prima del periodo natalizio con il monitoraggio dei 21 parametri, quindi se saranno necessarie azioni, laddove i contagi saranno più fuori controllo si ritornerà a quel sistema. Dobbiamo abituarci a uno stop and go, questa sarà la nostra routine e andremo avanti così per gran parte del 2021″.
In mattinata, lo stesso Sileri era sembrato ancora più cauto, prevedendo “che vi sarà una risalita dei casi a partire dalla seconda settimana di gennaio: dobbiamo essere pronti a fare dei passi indietro nel caso il virus rialzasse la testa”.
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