La curva del Covid continua a crescere: nell’ultimo giorno in Italia si è superata la soglia dei 36mila contagi, con quasi 150 decessi ed un tasso di positività dei tamponi che raggiunge il 4,7% e torna quindi a sfiorare quel 5% considerato in passato come percentuale simbolo per rappresentare l’allarme Covid. Ci sono quattro regioni che rischiano fortemente di diventare “gialle”: il Piemonte ha già tutti i parametri, ma rischiano anche Lazio, Lombardia e Sicilia. Tra l’altro, va messa in conto la variante Omicron che apre “una fase nuova” della pandemia. Sempre tenendo conto che l’Italia rimane tra i Paesi meno coinvolti: nel Regno Unito si è arrivati a 106mila casi in sole ventiquattr’ore, con provvedimenti sociali sempre più drastici.
Anche nella nostra Penisola si comincia a stringere sui provvedimenti, con i tamponi che potrebbero essere imposti anche in ambienti oggi liberi, le mascherine da indossare in tutti i luoghi all’aperto e il Super Green pass sempre più allargato.
Intanto. è tornata a crescere la pressione sugli ospedali, pure nelle terapie intensive. Ai contagi del Coronavirus, vanno aggiunte altre patologie. “A differenza delle prime ondate, questa volta ci sono anche tanti pazienti non Covid, quindi c’è anche questo problema da gestire”, ha detto il commissario dell’Usl Massimo Uberti che gestisce l’ospedale Parini di Aosta.
Anche nelle scuole il problema comincia a farsi sentire: in mattinata, il ministro Patrizio Bianchi ha parlato di 10mila classi in quarantena.
Le vacanze natalizie, scattate sempre in queste ore, diventano quindi provvidenziali. L’aumento dei casi di positività, infatti, con le scuole aperte non potrebbe che allargarsi ulteriormente. Tanto che da più parti già si spinge per procrastinare lo stop forzato di almeno un paio di settimane, riprendendo quindi l’attività didattica dal 7 gennaio nella modalità della Dad. Per poi ripartire in presenza nella terza decade dello stesso mese.
Lo stesso ministro dell’Istruzione, ma anche il premier, Mario Draghi, dopo i presidi, si sono detti subito contrari.
Anche secondo il il Vaticano, la chiusura degli istituti scolastici “non si può non sottolineare la gravità di una tale misura, che dovrà in futuro essere considerata solo l’ultima ratio da adottare in casi estremi e solo dopo aver sperimentato altre misure di controllo epidemico quali una diversa sistemazione dei locali, dei mezzi di trasporto e dell’organizzazione dell’intera vita scolastica e dei suoi orari”.
Intanto, torna ancora parlare dei possibili sviluppi il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri: “Se mai dovessero esserci tantissimi contagi o ospedali sovraccarichi – ha detto a Videolina – la Scuola non è il problema, ma è tutto quanto il resto”.
“Quando hai aree del Paese che passano dal giallo, all’arancione al rosso il problema è la chiusura. E non la chiusura o il ritardo della scuola ma il blocco in una determinata area”, rassicura ancora Silere, smentendo anche sé stesso visto che solo il giorno prima aveva detto che “decideremo tra una settimana sulla ripresa della scuola: dipenderà dal picco della variante Omicron”.
Mercoledì 23 dicembre, in ogni caso, la cabina di regia dell’emergenza tornerà a riunirsi: il presidente del Consiglio ha fatto intendere che la Scuola non uno dei temi all’ordine del giorno.
Tuttavia, il problema con il nuovo anno dovrà in un modo o nell’altro essere affrontato. E se la curva dei contagi nel frattempo non dovesse tornare a scendere, l’ipotesi della DaD forzata tornerà sicuramente in auge. Anche perchè nel frattempo la campagna vaccinale tra gli under 11 sarà ancora agli inizi e sul “piatto” bisognerà anche mettere l’alta contagiosità proprio di quella fascia d’età, vaccinata ancora in minima parte, che frequenta la scuola primaria.
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