Il record di sempre dei contagi riscontrati un solo giorno in Italia – oltre 7.300 – comincia a far vacillare diverse certezze che l’Italia si era imposta per la ripartenza dopo il lockdown primaverile.
L’esecutivo starebbe pensando a delle “zone rosse localizzate ma anche lockdown settoriali e a tempo”, così come si sta facendo già in alcuni Paesi europei. Anche se più di qualcuno ha fatto notare che l’Italia non detiene la sostenibilità sanitaria della Germania, soprattutto al Sud: le terapie intensive, in particolare, in diverse province del meridione risultano in numero limitato.
Nel Governo c’è però anche chi ha chiesto di evitare ulteriori “strette”, in attesa di vedere gli effetti dell’ultimo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte, appena entrato in vigore, che delega alle Regioni la possibilità di attuare in autonomia misure più restrittive di quelle indicate dallo stesso esecutivo.
Già venerdì 16 ottobre potremmo avere delle notizie importanti: arriverà il nuovo monitoraggio del ministero della Salute e qualora l’Rt a livello nazionale dovesse superare l’1.25 scatterebbero le indicazioni di emergenza dell’Istituto superiore di sanità. Significherebbe l’avvio di zone rosse con lockdown temporanei, interruzione di attività sociali e culturali a maggior rischio di assembramento, la possibilità di interrompere alcune attività produttive e restrizioni alla mobilità interregionale. Come pure lezioni scaglionate e potenziamento della Dad.
Anche la scuola potrebbe quindi essere toccata dalle disposizioni che il Governo si appresterebbe varare per evitare il boom di contagi della Francia: nel pomeriggio del 14 ottobre si è svolta una riunione in videoconferenza convocata dalla ministra dei Trasporti Paola De Micheli con le associazioni rappresentative delle aziende del Trasporto Pubblico Locale, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, di Anci e di Up.
Appurato che il potenziamento delle corse, tranne rari casi, non è andato in porto per vari motivi, tra i temi sul tavolo ci sarebbe quindi l’ipotesi di un ulteriore scaglionamento degli ingressi e delle uscite da scuola. Come anche per gli uffici pubblici.
Lo scaglionamento degli ingressi degli studenti, è stato sottolineato, permetterebbe di decongestionare bus e metropolitane. Ma nessuno avrebbe contestato la misura dell’80% di capienza sui mezzi: una percentuale che gli esperti del Cts avrebbero invece preferito più bassa.
Un concetto espresso nei giorni scorsi anche da Ranieri Guerra, vice direttore Oms per le iniziative speciali: “è fondamentale che le misure di sicurezza predisposte all’interno delle scuole vengano garantite anche nel tragitto casa-scuola e viceversa”, ha detto Guerra a Bari.
Ma per agire sull’affollamento di bus e metro si agirà solo alternando gli orari degli studenti.
Anche l’assessore regionale alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile, si è rivolto al ministero dell’Istruzione perché si attivi “affinché venga potenziato lo scaglionamento degli orari di entrata e uscita da scuola, in maniera specifica per le ultime classi delle scuole superiori. In questo modo è possibile alleggerire la pressione sul trasporto pubblico locale, che però, va detto, registra un tasso di frequentazione assolutamente nei limiti dell’80% previsti dal Cts.
“Da parte di Regione Lombardia e in particolare delle Agenzie Tpl – ha detto l’assessore – è stato fatto il possibile per rimodulare il servizio, ma è chiaro che serve un’azione più incisiva da parte del Governo”.
L’ipotesi dell’ingresso a orari scaglionati nelle scuole medie e superiori non sembra piacere però ai sindacati della scuola: “non si può esagerare chiedendo alle scuole di iniziare le lezioni troppo tardi – ha detto Antonello Giannelli, leader Anp – vi sono esigenze che vanno contemperate; è ragionevole scaglionare gli ingressi nel lasso di un’ora, per esempio prevedendo che alcune classi entrino alle 7,45 ed altre alle 8,45. Oltre, diventa problematico”.
Per Maddalena Gissi, segretaria Cisl Scuola, “in alcune realtà sarebbe molto difficile riuscire a coprire le cattedre. Inoltre molte scuole superiori stanno già facendo la didattica a distanza, hanno programmato questo sistema da inizio anno scolastico. E’ la mole complessiva degli spostamenti che crea problemi al sistema dei trasporti”.
Una soluzione alternativa potrebbe essere quella della didattica a distanza. Ma diversi ministri hanno espresso ancora il loro dissenso: Teresa Bellanova, Paola De Micheli, la stessa Lucia Azzolina.
“Se l’idea di qualcuno è chiuderle e lasciare tutti a casa – ha ribadito la titolare dell’Istruzione – la risposta è no”.
Solo che se la curva continua a salire a questo ritmo, si rischia a breve di superare il muro dei diecimila casi al giorno.
“Oggi ci sono numeri seri, prima c’erano dei cluster che si isolavano, ora la diffusione è più diffusa” ammette il leader del Pd Nicola Zingaretti ribadendo l’invito ai cittadini già fatto da Conte: “dobbiamo stare attenti, ammettere che il vero rischio è tra gli amici e in famiglia e rispettare le regole di base”.
La scuola, comunque, per il leader dei democratici rimane fondamentale: entro Natale convocherà gli stati generali della scuola.
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