Avremmo anche raggiunto il plateau, ma il Covid continua ad imperversare: nelle ultime ventiquattr’ore si sono contati ben 186.740 nuovi casi di contagio e 468 morti, mai così tanti nella quarta ondata.
Anche nelle scuole continuano ad essere consistenti i casi di contagio, tra gli studenti e i docenti. Come si conferma “regina” la didattica digitale integrata, con uno o più allievi collegati da casa e gli altri in presenza in una percentuale maggioritaria di classi: con conseguente, quasi inevitabile, riduzione delle ore di lezione, per l’impossibilità di sopperire alle troppe assenze degli insegnanti, sempre attorno al 15-20%.
Il 25 gennaio è arrivata la notizia che un’intera scuola, a Taranto, è stata collocata in DaD: è l’istituto comprensivo Martellotta, che per volere del ds, in accordo con la Asl, riprenderà le lezioni in classe non prima del 4 febbraio prossimo.
Resta in ogni caso la possibilità didattica in presenza per gli allievi disabili o con Bisogni educativi speciali, anche se per alcuni di loro c’è il rischio concreto di ritrovarsi senza alcun compagno in classe andando così a minare la loro inclusione e integrazione.
Floridia: basta quarantene per chi sta in salute
Intanto, il Governo targato Mario Draghi sta operando per allontanare sempre più la DaD. “Stiamo lavorando – ha detto la sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, a Radio Cusano Campus – per rivedere le norme, e quindi la quarantena, perché effettivamente molti ragazzi si trovano a stare a lungo in quarantena pur essendo in salute”.
“Dobbiamo assolutamente, almeno per i più piccoli, cominciare a ridurre i giorni della quarantena. Chiaramente non è una scelta che possiamo prendere in autonomia come ministero dell’Istruzione”, ha sottolineato la grillina.
In Alto Adige si precorrono i tempi
L’obiettivo di ridurre al massimo le quarantene, richiesta pure da una parte di comitati, come Priorità alla scuola, è generalizzato: in Alto Adige, la vicepresidente della Provincia di Bolzano, Waltraud Deeg, ha annunciato di avere ridotto la DaD per gli studenti, al fine di “garantire più scuola in presenza”.
“Il periodo di didattica a distanza – ha detto l’assessore alla sanità – viene accorciato da 10 a 7 giorni. Inoltre, per le classi delle scuole d’infanzia, che finora venivano mandate in quarantena quando c’era un solo positivo, ora viene applicata la regola che vale per la scuola primaria: da 1 a 4 contagi restano a scuola, facendo comunque un test nasale, dal quinto contagiato vanno in quarantena, ma per 7 giorni e non più per 10 giorni”.
Dalla prossima settimana saranno distribuiti negli asili i kit per i tamponi che i genitori potranno poi fare a casa con i loro bambini.
Novità anche per le scuole superiori trentine, dove gli studenti, fino al 50% della classe interessata dal contagio, potranno rimanere in classe.
Sasso: servono Ffp2 e impianti di aerazione
L’altro sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, richiama il dicastero di Viale Trastevere alle sue responsabilità: il leghista ha detto che al palazzo bianco di Viale Trastevere devono “avere maggiore determinazione ed essere più propositivo nei confronti delle autorità sanitarie”.
Perché, ha sottolineato Sasso, “non è più tollerabile che nelle nostre scuole manchino ancora le mascherine Ffp2 e agli impianti di aerazione e ai sanificatori si preferisca tenere le finestre aperte per 5 ore con 0° fuori“.
L’impressione, però, è che la prevenzione del Covid non passerà per gli impianti di aerazione. E che le finestre rimarranno aperte sino alla fine della pandemia.
La richiesta delle Regioni
Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, al termine di una riunione con i governatori, ha detto che occorre dire “basta al caos nelle scuole”, ma non facendo riferimenti alle classi affollate e all’aria da ricambiare in modo meccanico.
D’ora in poi, ha detto Giani, “chi è vaccinato con tre dosi non deve andare in dad. Restino a casa solo i positivi e chi non è vaccinato”: è questa la nuova linea da assumere per garantire la didattica tradizionale.
Addio alle regioni a colori
Secondo le Regioni, ha detto Giani, è giunta l’ora della “semplificazione delle procedure burocratiche anti-Covid” e del “superamento delle fasce di colori per permettere il più ampio margine di mobilità ai vaccinati, scuola in presenza e una visione della riforma sanitaria che possa consentire alle Regioni di sviluppare una politica adeguata al fabbisogno reale delle nostre comunità, in vista delle opportunità del Recovery fund“.
“Non si può dire – ha aggiunto Giani – che la scuola deve essere in presenza e poi bastano due positivi per mandare tutta la classe in Dad e non differenziare tra chi è contagiato e chi non lo è. La didattica a distanza dovrà essere riservata ai positivi e ai non vaccinati. Anche per la scuola servono regole chiare, per consentire ai dirigenti scolastici di lavorare al meglio e alle famiglie di non sentirsi disorientate”.
Tracciamento solo a chi ha sintomi
Anche secondo l’Ansa, “una delle principali esigenze nel nuovo scenario auspicato dai governatori è quella di non ‘perseguitare’ con tamponi e quarantene gli asintomatici che hanno fatto il ciclo vaccinale completo: a scuola, come altrove, chi non ha problemi di salute va lasciato libero di svolgere le attività senza restrizioni. Mentre il tracciamento sarà concentrato solo sui sintomatici”.
Sempre secondo le Regioni bisognerebbe estendere il prezzo calmierato dei tamponi in farmacia a 8 euro in farmacia ai bambini dai 5 ai 12 anni: i governatori l’hanno chiesto anche alla struttura commissariale.
Zaia: basta col contact tracing
“Il principio generale – ha spiegato il presidente del Veneto, Luca Zaia – è quello della semplificazione dell’approccio prendendo atto della mutata realtà, che ci dice, ad esempio, che il contact tracing è saltato, perchè con 20mila positivi al giorno in una regione ci sono 200mila persone da contattare”.
“È evidente che il modello attuale non funziona, come si è visto con il caos tamponi che non ha assolutamente risolto il problema”, ha concluso Zaia.
Giannelli: tante possibilità
Pure secondo Antonello Giannelli, a capo dell’Associazione nazionale presidi, “bisogna semplificare” e occorre anche “valutare l’ipotesi di fare a meno dei tamponi dove è possibile. Ma serve ovviamente una valutazione di tipo sanitario”.
“L’alternativa sarebbe quella di ampliare la rete territoriale dei soggetti che possono effettuare i tamponi. La condizione principale, comunque, resta quella di innalzare il taso di vaccinazione, che è ancora basso nella fascia dei bambini”.