A seguito dell’incremento dei contagi da Sars – CoV – 2, dovuta alla riapertura delle scuole ed al riavvio delle attività produttive e dei servizi, il paese scandinavo corre ai ripari per evitare una nuova saturazione delle terapie intensive ed il conseguente collasso del sistema sanitario locale. Ad aprire il dibattito pubblico è la probabile, ancora in discussione, introduzione di una Certificazione Verde analoga a quella vigente nell’UE per accedere a particolari servizi, tra cui la ristorazione al chiuso, strutture per anziani, piscine, sale da ballo, impianti sportivi e musei.
Nelle scuole, oltre alla sensibilizzazione del personale docente e scolastico per la vaccinazione, si mantengono le consuete norme anticontagio e si investe sul tracciamento e sullo screening mediante l’esecuzione di tamponi antigienici rapidi. Al via inoltre, per coloro che hanno completato l’intero ciclo vaccinale con doppia dose, l’introduzione della terza somministrazione di vaccino Moderna / Pfizer / BioNTech per i cittadini con età superiore ai 18 anni. Il premier norvegese Jonas Gahr Store ha escluso comunque l’introduzione di misure drastiche, tra cui il lockdown per i cittadini non vaccinati, attualmente non previsto.
Le autorità locali ricorrono a misure sempre più decise e stringenti per limitare la recente risalita della curva pandemica; oltre alla campagna vaccinale, che ha di recente portato all’immunizzazione circa il 70 % della popolazione totale. La campagna vaccinale prevede l’utilizzo di immunoterapie specifiche autorizzate dall’EMA, nonostante il paese aderisca alla SEE e non all’Unione Europea. Condivide, per l’appunto, alcune linee guida sancite dagli enti certificatori.
La recente risalita della curva pandemica ha messo in allarme le istituzioni sanitarie: da una media di settimanale di 433 casi giornalieri registrati nella seconda settimana di ottobre, si è passati a 1.761 contagi nella seconda settimana di novembre. I decessi si assestano, fortunatamente, a pochissime unità, mediamente limitate a 4 o 5 pazienti che non hanno decorso positivo dalla patologia. Si ipotizza, per giungere ad una percentuale di popolazione vaccinata accettabile, l’approvazione di nuove misure restrittive o strumenti atti a ridimensionare il rischio di contagio, come una certificazione COVID, analoga a quella europea.
Sempre in Norvegia, non è prevista, attualmente, l’introduzione dello status di quarantena per i cittadini non vaccinati; occorre valutare la compatibilità di tale misura con il reale rischio pandemico e l’assetto normativo-costituzionale del paese.
Il sistema scolastico, attraverso le consuete politiche di tracciamento attivo dei contagi e l’applicazione delle norme anticontagio, sembra stabile in termine di erogazione della didattica in presenza, che resta il must dei dipartimenti locali per l’istruzione.
Sono in fase di discussione, dato l’innalzamento recente della curva pandemica, le nuove soglie di allarme per far scattare la quarantena in specifici plessi scolastici ed atenei; libera adozione delle normative anti-Covid, nonostante le pressioni dei dipartimenti sanitari, viene lasciata ai singoli istituti scolastici. L’isolamento dei casi positivi ed il rispettivo tracciamento dei contatti stretti avvengono senza troppi problemi anche nelle principali città, come Oslo, Bergen, Bodo e Tromso.
L’utilizzo della mascherina e del distanziamento interpersonale restano fondamentali per il contenimento del contagio, nonostante i risultati della campagna vaccinale. È chiaro che quest’ultima, se non strutturata complementarmente all’utilizzo delle norme anticontagio, potrebbe avere effetti limitati per l’uscita dallo status pandemico.
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