La nuova variante Delta AY.4.2 del coronavirus Sars-CoV-2, che in queste ore preoccupa il Regno Unito con i suoi oltre 50mila contagi al giorno, è stata individuata anche in Italia. Due casi sono stati accertati a Brescia, secondo un’indagine condotta a fine agosto.
Lo ha annunciato all’Adnkronos Salute Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all’università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia: “Si tratta di una variante che ha pochissime mutazioni aggiuntive rispetto alla Delta” oggi dominante nel mondo, sottolinea Caruso. Tecnicamente – ci spiega – rispetto alla Delta classica, questa variante “ha solo 3 amminoacidi mutati in più nella proteina Spike” usata dal virus di Covid-19 per agganciare come un uncino le cellule bersaglio. “Mutazioni, tuttavia, che non appaiono neanche troppo interessanti dal punto di vista funzionale”.
Il rischio è che la variante sia più contagiosa della precedente. Alcuni esperti inglesi, infatti, ipotizzano che essa sia il 10% più trasmissibile rispetto alla Delta tradizionale.
“Certo – ammette Caruso – non sappiamo se il nuovo ceppo ha particolari mutazioni nelle proteine interne, che lo differenziano in modo sostanziale dalla Delta che conosciamo e magari gli conferiscono più forza replicativa. Ma a livello di proteine esterne non impaurisce”.
Ma particolarmente importante è il fatto che secondo il presidente dei virologi italiani rispetto questa variante AY.4.2 i vaccini sarebbero efficaci, notizia che rassicura anche sul fronte della scuola. Ad oggi infatti, come abbiamo riferito più volte, la scuola risente in termini molto positivi dell’effetto vaccino, tanto che l’andamento dell’epidemia non sembra avere impatti significativi sul balletto delle aperture e delle chiusure cui abbiamo assistito nell’anno scolastico scorso.
A Bari, ad esempio, dai 243 casi positivi la settimana a scuola di un anno fa (dall’11 al 16 ottobre 2020) siamo passati ai soli 8 dello stesso periodo di quest’anno. Una riduzione del 97% dei casi.
Tuttavia l’allerta resta alta, dato che in Italia, l’indice Rt nazionale è in leggero aumento, a 0.86 e si registra anche una lieve risalita dell’incidenza con 34 casi per 100mila abitanti. Questi i dati contenuti nella nota dell’Istituto superiore di sanità (Iss) con i principali dati dell’ultimo monitoraggio della Cabina di regina. In lieve diminuzione, invece, il tasso di occupazione delle terapie intensive. Abruzzo, Campania, Fvg e Piemonte le regioni a rischio moderato.
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