La lettura, nei giorni scorsi, della bella autobiografia di Giorgio Parisi, neo premio Nobel per la fisica, intitolata In un volo di storni, mi ha fatto riflettere in modo particolare sul modo di procedere della scienza e degli scienziati.
Si tratta di argomenti più citati che realmente conosciuti ed argomentati, questioni essenziali di epistemologia, cioè di metodologia della ricerca e di riconoscimento della scientificità o meno delle procedure conoscitive. Come si vede, temi molto presenti oggi, soprattutto da coloro che non ne sanno poi molto, appunto, di epistemologia. Una materia poco studiata, anche da diversi specialisti dei diversi settori, non sempre consapevoli del fatto, come insegna l’ermeneutica, che ogni testo, cioè ogni tesi, va calibrato in ragione di un con-testo.
L’epistemologia è solitamente presentata nelle parti introduttive dei testi scientifici o in alcuni manuali di filosofia. Comunque, è un sapere poco conosciuto.
Che la diffidenza verso la scienza che stiamo tutti notando derivi proprio da questo?
Di Parisi, comunque, si può leggere un altro testo su questo argomento, trovabile in rete, dal titolo La chiave, la luce e l’ubriaco: Come si muove la ricerca scientifica. Sapere come si muove la ricerca scientifica credo aiuterebbe tutti in questo momento a recuperare ragionevolezza e serenità, essenziali visto il contesto pandemico che stiamo vivendo. Perché la cosa straordinaria, rispetto alle epidemie che storicamente conosciamo, è proprio la velocità di risposta oggi della ricerca scientifica, senza lasciare, come in passato, al darwinismo sociale e ai rimandi religiosi, visti i tanti lazzaretti e santuari presenti in tante cittadine, le uniche possibili risposte.
Ovviamente, la ricerca scientifica tutto non può, per il suo limite intrinseco, nel senso di un concetto di salute che non può ridursi solo agli aspetti sanitari. Tant’è che medicare e meditare hanno sì la stessa radice, ma con risvolti differenti.
Cioè, potremmo riassumere: “basta la salute”, ma dobbiamo prima chiarirci cosa voglia dire salute. Solo quella fisica, sanitaria? Prima di rispondere, però, intanto ringraziamo tutti gli scienziati ed i sanitari. Perché la salute non è solo fisica, ma intanto quella fisica ce l’hanno assicurata con i vaccini e le varie terapie.
Dall’analisi, dunque, della ricerca scientifica emerge che questa ricerca è tenuta a seguire le procedure che conosciamo, visti gli illustri precedenti dai classici a Galilei a Popper. Ma il rigore teorico di questa ricerca, unito alla flessibilità della sperimentazione per il progresso dei virus e dei batteri, non può far dimenticare l’altro grande pilastro della stessa ricerca: si chiama comunità scientifica. Perché, come è stato più volte detto, la ricerca non è un fatto individuale, ma una logica di squadra, come possibilità che sia la comunità che verifichi, in forma incrociata, i risultati. Così da consentire, poi, ai responsabili politici di prendere i relativi provvedimenti.
Per cui, quando si vede questo o quello specialista che interviene dicendo la sua, ma non inserendo le sue osservazione in un contesto sistemico, il risultato che rischia di offrire è quello di una opinione non ancora verificata. O meglio, per dirla con Popper, non verificabile, falsificabile, riscontrabile. Di qui la confusione che abbiamo tutti denunciato in questo anno e mezzo, con una comunicazione che a volte è sembrata impazzire, causando solo disorientamento.
Andando al sodo, uno spettatore non specialista a chi si deve affidare: al singolo scienziato o alla comunità scientifica? Ovvio, alla comunità scientifica. E le accuse complottiste che stanno circolando? Vanno ovviamente discusse, e si verificherà che sono pregiudiziali, cioè non vere.
Perché non esiste la scienza, ma esistono gli scienziati, esistono le scuole scientifiche, legate a questo o quel Paese, università, accademia, centro di ricerca. Pensare che gli scienziati, compresi i medici, dicano tutti la stessa cosa è ingenuo, falso e pericoloso. Perché, come è stato detto, priva la scienza del suo carburante più prezioso: che è il dubbio, la critica, la contestazione, persino (ebbene sì) la confutazione.
In termini popperiani, una teoria scientifica è tale solo se è falsificabile, e se risulta poi, ad una attenta verifica (logica e sperimentale), non falsificata.
Un bravo scienziato, dunque, ma la cosa vale per tutti, e per tutte le nostre competenze, non deve mai assolutizzare le sue opinioni, e rimettersi sempre alla verifica della propria comunità scientifica. Perciò, senso del limite ed umiltà, e, da parte nostra, prima ancora riconoscimento del valore, del positivo della ricerca. Il senso del valore e del limite della ricerca scientifica, e di tutta la ricerca umana, dunque, sempre straordinario timbro qualitativo del vivere umano.
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