Il recupero delle competenze non acquisite per via del Covid si potrebbe realizzare attuando dei corsi estivi con modalità in parte obbligatoria. E anche sull’obbligo delle vaccinazioni del personale si potrebbe ragionare. Le due ipotesi di modalità di tutela, sul come garantire il diritto allo studio e la difesa della salute personale e pubblica – sono state indicate dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Liguria Ettore Acerra.
L’ apertura estiva delle scuole, ha detto l’alto dirigente all’Ansa, “è cosa su cui lavoriamo ed è fattibile, non deve essere vissuto come un obbligo ma come un’opportunità per le famiglie per offrire un piano integrato di attività personalizzate”.
Secondo Acerra, “non si tratta di prorogare la durata del calendario, quanto di prevedere attività per colmare il gap educativo, le lacune che il lockdown ha provocato nonostante l’intenso lavoro delle scuole”.
Il direttore dell’Usr Liguria pensa ad “attività in parte volontarie, in parte obbligatorie, molto personalizzate per riavvicinare i livelli e evitare che aumentino le differenze” di competenze acquisite dagli alunni.
Per quanto riguarda il personale docente, come abbiamo già scritto su questa testata giornalistica, ricordiamo che comunque non vi è alcun obbligo per i docenti di svolgere attività didattiche, anche laboratoriali, durante i mesi estivi: a ribadirlo è stata la Corte di Cassazione con sentenza n. 23934/2020, pronunciandosi su un ricorso della provincia autonoma di Bolzano e di un istituto secondario di secondo grado di quella provincia.
La Corte ha ricordato che – se è vero che i docenti, detratto il periodo di ferie, vanno comunque considerati in servizio durante i mesi estivi – è altrettanto vero che gli stessi non hanno alcuna necessità dì offrire la propria prestazione e di presentarsi a scuola. Ancora di più, aggiungiamo, se tali attività non sono state deliberate ad inizio anno nel piano annuale dell’istituto scolastico.
L’attivazione di forme di recupero estive, soprattutto tra il 15 luglio e il 31 agosto, necessiterebbe quindi di personale necessariamente extra-scolastico. Non dimentichiamo, infatti, che soprattutto gli insegnanti non avrebbe altri periodi dell’anno per poter fruire dei 32-36 giorni di ferie annuali.
Il dottor Acerra ha anche detto la sua sull’introduzione dell’obbligo vaccinale anti-Covid per il personale scolastico, particolarmente esposto perché in continuo contatto con i giovani: pensa, su questo punto, “che ci sia bisogno di una riflessione più approfondita a livello nazionale”.
Secondo il dirigente quello delle vaccinazioni, ancora di più ora che l’Ema ha detto che si possono riprendere quelle di AstraZenaca, destinate docenti e Ata, “è un discorso che ha bisogno di una base normativa forte a livello nazionale: il presidente della Regione Liguria ha giustamente messo in evidenza questa cosa”.
“Dobbiamo capire quanto possa essere utile. Introdurre un obbligo significa avere poi un sistema che garantisca le vaccinazioni”, ha concluso Acerra.
Anche sulle vaccinazioni, tuttavia, va ricordato che non si può certo obbligare il personale a sottoporsi alle dosi AstraZeneca.
Come già scritto sulla Tecnica della Scuola, l’articolo 32 della Costituzione italiana prevede che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.
Servirebbe quindi una legge ad hoc: la questione, quindi, diventerebbe di ordine puramente politico.
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