Si accende la polemica sulla vaccinazione obbligatoria del personale scolastico e sull’eventualità di praticarla anche sugli studenti dai 12 anni in su. A farsi sentire, nel penultimo week end di fine luglio, sono stati soprattutto i contrari. A capitanarli, ancora una volta, è stato il segretario della Lega Matteo Salvini: da Rimini, il leader del Carroccio ha detto che ieri si è “vaccinato, ma nessuno deve essere obbligato a farlo”.
Riferendosi alla possibilità che agli allievi over 12 non vaccinati possa essere precluso l’accesso alle lezioni, Salvini ha ribadito: “Stiamo lavorando perché in autunno tornino tutti a scuola in presenza, nessuno escluso, perché non ci siano bambini di serie A o di serie B e genitori di serie A e di serie B”.
E ancora: “A scuola devono entrare tutti, senza se e senza ma. Ci batteremo per questo, assolutamente”, ha concluso il leghista.
Gli unici in Parlamento ad opporsi alla vaccinazione obbligatoria a scuola, assieme alla Lega, sono i rappresentanti di Fratelli d’Italia.
“Imporre, velatamente, l’obbligo a insegnanti e studenti di vaccinarsi è una chiara violazione dei diritti costituzionali. I dirigenti scolastici che ‘sposano’ la linea ministeriale lo rammentino”, tuonano Ella Bucalo e Paola Frassinetti, deputati di Fratelli d’Italia, responsabili del dipartimento Scuola e di quello all’Istruzione.
Anche da “sinistra” arrivano perplessità verso l’azione di governo. E verso la politica condotta dallo stesso Salvini.
Secondo il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, “sarebbe utile sapere dal governo perché abbia scelto di alzare sensibilmente la soglia suggerita dal Cts ed escluso i trasporti, anche a lunga percorrenza, dalla misura”.
“Temo – continua Fratoianni – che tra chi nel governo fomenta queste reazioni e l’assenza di indicazioni coerenti e comprensibili la situazione possa rapidamente sfuggire di mano. Nel frattempo, nel silenzio quasi unanime, si moltiplicano le voci che parlano di un difficile e improbabile rientro in presenza a scuola a settembre. Sarebbe bene ci si occupasse di questo”.
Fratoianni non lesina critiche al suo “collega” Salvini: “Neanche 24 ore dopo il vaccino arrivato con la minaccia di escluderlo dai ristoranti e Salvini ha ricominciato con la solita solfa. In nome della libertà strizza gli occhi a no vax e a chi si scaglia contro le nuove regole sul Green Pass. Una scena pietosa oltre che irresponsabile”.
Dal mondo della scuola, però, gli addetti ai lavori sembrano più possibilisti. “Se non si accelera, se non si usa a pieno l’unica arma rimasta, che è la vaccinazione, in diverse scuole l’avvio dell’anno scolastico avverrà con la didattica a distanza. È inevitabile. Sarebbe la terza stagione e a pensarci mette sconforto”, dice Antonello Giannelli presidente dell’Associazione nazionale presidi, in un’intervista a La Repubblica.
Il numero uno dell’Anp sostiene che “bisogna accelerare la vaccinazione di chi frequenta la scuola. Siamo in ritardo, già oggi. Se poi spostiamo tutto al 20 agosto, saremo in un ritardo irrecuperabile”.
E ancora “Gli over 12, i ragazzi che possono ricevere l’iniezione, sono quattro milioni. Ecco, in quattro milioni devono ricevere due dosi con un intervallo, in mezzo, di almeno tre settimane. A un mese e mezzo dalla ripartenza scolastica la vedo dura. Servirebbe una macchina pubblica davvero efficiente, che forse non abbiamo”.
Infine, secondo la Flc Cgil “raggiungere la massima copertura vaccinale possibile per il personale scolastico è fondamentale. Riteniamo che vaccinarsi sia un dovere civico per chi lavora nella scuola. Sull’obbligo, laddove non si raggiungano i risultati sperati, deciderà giustamente lo Stato con una legge che andrà rispettata, ma ritenere che ciò possa risolvere tutti i problemi di settembre è una grave sottovalutazione”.
Il segretario generale Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, ricorda che “ci sono oltre 8 milioni di studenti – ricorda il, – che non sarà materialmente possibile vaccinare in massa in un mese. Oltre al fatto che il vaccino non è previsto al di sotto dei 12 anni”.
Pertanto, prosegue Sinopoli, “non è credibile ritenere che da sola la campagna di vaccinazione risolva i problemi che la scuola vive da troppi anni amplificati dal contesto pandemico, e che si possa tornare in presenza e in sicurezza allo stesso modo in tutti gli ordini e gradi di scuola senza adottare anche altre misure”.
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