Attualità

Covid, scivolone Toti: anziani non indispensabili allo sforzo produttivo. Chieda scusa a 31 milioni di italiani!

Hanno prodotto sconcerto e indignazione le parole scritte sui social dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. Nel tentativo di allentare la pressione sugli ospedali, “intervenendo sugli anziani” e di sostenere che “il Paese non può permettersi un nuovo lockdown”, Toti ha detto che “sarebbe folle richiudere in casa tanti italiani per cui il Covid normalmente ha esiti lievi, bloccare la produzione del Paese, fermare la scuola e il futuro dei nostri giovani e non considerare alcun intervento su coloro che rischiano davvero”.

Il riferimento del presidente regionale era alle persone “sopra i 75 anni”. Peccato che subito dopo ha espresso dei concetti inconcepibili: “per quanto ci addolori ogni singola vittima – ha sottolineato Toti -, non possiamo non tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Si tratta di persone che sono per fortuna per lo più in pensione, non sono indispensabili allo sforzo produttivo del Paese ma essendo più fragili vanno tutelate in ogni modo”.

Il presidente della Liguria è finito in poche nella bufera: tutti i partiti di Governo (e di opposizione in Liguria) hanno speso giudizi pesanti, sostenendo all’unisono che la categoria degli anziani non è improduttiva. Riportiamo, reputandolo come emblematico, il commento della segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan: “Gli anziani sono persone produttive, con il loro impegno nel volontariato, nella famiglia e nella società offrono solidarietà, amore e testimonianza. Meritano tutto il nostro rispetto. A loro dobbiamo la nostra libertà e la vita. Per questo sono indispensabili”.

Addirittura l’alleato Matteo Salvini è rimasto sorpreso ed è intervenuto, senza citare Toti, per rimarcare che “i nostri genitori e i nostri nonni, con il loro lavoro, la loro passione e il loro sacrificio hanno cresciuto, difeso e reso grandi noi e l’Italia. Doveroso tutelarli e proteggerli, obbligatorio rispettarli e onorarli”.

Toti ha cercato di giustificare lo “scivolone” mediatico (chi di social ferisce, di social…) parlando di frase “mal scritta da un collaboratore. Chi lavora talvolta sbaglia. E magari imparando dall’errore, migliorerà in futuro“.

“Mi assumo sempre la piena responsabilità delle mie idee e delle loro esplicitazioni e lo faccio anche in questo caso. Un mio precedente tweet, scritto in effetti malamente da un mio collaboratore, ha scatenato l’inferno. È stata una cosa mal fatta. Mi dispiace e chiedo scusa, per me e per chi l’ha scritto”, ha detto il governatore.

In serata, Toti ha ulteriormente corretto il tiro: “Come al fronte ci andavano i ventenni – ha detto il governatore -, non si chiede ai più anziani di impegnarsi contro il virus, ma di proteggersi. Nessuno sottovaluta il gigantesco ruolo che le persone anziane e fragili hanno per tutti noi, sappiamo quanto spesso siano di aiuto ai figli e ai nipoti. Per questo vanno protette”.

Tutti d’accordo, quindi, sul fatto che gli anziani servono e sono produttivi. Ma ciò che è sconvolgente è il fatto stesso che qualcuno, anche un collaboratore del presidente della Regione Liguria, possa avere pensato che l’improduttività di sette milioni di persone sopra i 75 anni possa essere messa in evidenza come fattore rilevante. Forse, tutto sommato, quasi positivo: come dire, visto che queste persone non producono in caso di contagio non fanno un danno all’economia.

Speriamo di sbagliarci. Perché se così fosse, nella stessa categoria entrerebbero il 45% delle donne tra i 15 e i 64 anni, ovvero dieci milioni di donne, ma anche più di un milione di uomini senza lavoro, oltre otto milioni di alunni della scuola, un milione e mezzo di bimbi fino a tre anni, un milione e mezzo di universitari e anche 2 milioni e 100 mila Neet.

Sommando tutte queste “categoria”, si scopre che l’esercito di “improduttivi” nel nostro Paese ammonta a 31 milioni di italiani. E abbiamo lasciato fuori i neo pensionati fino a 75 anni.

In ogni caso, a parte il fatto che la produttività non è esclusivamente legata al lavoro, più della metà dei cittadini secondo il ragionamento non concorrerebbero al Pil. Ergo, un italiano su due non sarebbe funzionale all’economia del Paese.

E allora? Ammesso che le cose stiano in questi termini, cosa c’entra la produttività con i contagi? Quale è il nesso tra decessi da Covid, sanità ed economia? In una società totalmente orientata al capitalismo sicuramente c’è. In una società invece che guarda agli individui come persone, alla vita come bene supremo da difendere con le unghie, non vi è alcuna associazione. È inutile dirvi per quale dei due propendiamo.

Alessandro Giuliani

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