Il contrasto alla diffusione del nemico invisibile, specie nelle fasi autunnali durante le quali fiorisce l’influenza stagionale, non deve passare in secondo piano rispetto alla crisi energetica che attanaglia il sistema non solo scolastico, ma industriale e produttivo del Vecchio Continente.
Le attuali misure in vigore, che prevedono il massiccio abbandono delle mascherine a protezione delle vie aeree, del distanziamento interpersonale e di tutte quelle massime empiriche atte ad evitare l’aumento dei contagi sono attualmente al centro di una polemica istituzionale e scientifica, ove si confrontano Ministeri della Salute Pubblica, dell’Istruzione e varie istituzioni indipendenti del campo della salute.
Il quadro uscente appare, almeno in suddetta via teorica, raccapricciante: gli esperti temono il ritorno di ondate di positività che possano portare a chiusure e quarantene, pertanto raccomandano l’utilizzo di dispositivi di protezione in spazi chiusi e distanziamento interpersonale, anche a bordo dei mezzi del trasporto pubblico.
Il Belpaese, in un’ottica di abbandono, seppur progressivo, delle misure anticontagio, cerca di proiettarsi a fatica verso una dimensione sempre più endemica, compatibile con le caratteristiche, seppur momentanee, del nemico invisibile. Numerose istituzioni si sono pronunciate circa l’inadeguatezza delle attuali misure, ritenendole poco mirate, generiche ed aleatorie.
Vengono inoltre giustificate le scuole, ritenute luoghi inadeguati per la protezione dal contagio per via dei limitati interventi disposti a favore di aree più ampie per le lezioni e per lo svolgimento di attività extracurriculari.
“Il piano messo in atto per la riapertura delle scuole è inadeguato” – sostiene Nino Cartabellotta, presidente di GIMBE, aggiungendo che “nel vortice della campagna elettorale non ha ricevuto l’attenzione necessaria. Il piano predisposto per l’anno scolastico 2022/23 – rileva – appare inadeguato non tanto per le misure previste, quanto per le raccomandazioni spesso generiche e, soprattutto, per le eccessive responsabilità scaricate sulle scuole, prive delle necessarie risorse e competenze sanitarie. Il rischio è quello di un impatto rilevante sulla circolazione virale e sulla salute pubblica, ma anche sui giorni di scuola perduti”.
Numerosi paesi europei si sono mossi verso la liberalizzazione normativa atta alla riduzione fattiva delle restrizioni, finalizzata ad un rientro proprio dell’evo pre-pandemico, a scuola e al lavoro. L’EMA, in ogni caso, invita alla prudenza, rendendo nota in dichiarazioni stampa la presenza di varianti nocive e virulente ancora in circolazione, elementi per i quali occorrerebbe manifestare maggiore prudenza.
Numerose le direttive anche dell’ECDC statunitense, con cui EMA si confronta spesso per emettere misure compatibili con lo sviluppo di cure e vaccini atti a salvare vite. I Ministeri dell’Istruzione europei, dato l’assetto organizzativo dei singoli paesi (federalismo, Enti Locali, Regioni amministrative), lasciano in linea di massima piena libertà di azione ai singoli istituti, sia con il fine di dimensionare le norme e la relativa applicazione in seno alla situazione pandemica locale, sia col fine di ovviare di fatto a responsabilità.
I Ministeri della Salute di Francia, Germania, Austria, Olanda e Belgio invitano comunque le scuole a raccomandare l’utilizzo di dispositivi di protezione e distanziamento in classe e sui mezzi del trasporto pubblico.
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