Fra gli effetti collaterali del Covid-19 potrebbe esserci anche quello di un ulteriore vistoso calo demografico.
Lo ha spiegato il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo nel corso della sua audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato.
“È legittimo ipotizzare che il clima di paura e incertezza e le crescenti difficoltà di natura materiale (legate a occupazione e reddito) generate dai recenti avvenimenti – ha detto infatti Blangiardo – orienteranno negativamente le scelte di fecondità delle coppie italiane”.
Nel 2019 si sono contate in Italia 420mila nascite, il minimo storico dall’Unità; secondo le proiezioni dei ricercatori dell’Istat il 2020 potrebbe chiudersi con 408mila nati, mentre nel 2021 si potrebbe scendere addirittura a 393mila.
Secondo l’Istat il fenomeno del calo demografico colpirà prevalentemente le regioni del sud, con effetti facilmente prevedibili sul servizio scolastico.
Si deve tenere conto del fatto che 10mila nascite in meno equivalgono alla perdita di circa 400 classi e un migliaio di docenti. Quindi un calo di 27mila nati si tradurrebbe una perdita di un migliaio di cattedre e quasi tremila docenti.
La questione, pur essendo ben nota da anni, non sembra preoccupare più di tanto né i decisori politici e neppure le organizzazioni sindacali che – in questa fase – sono ovviamente presi da problemi più urgenti.
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