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Covid Scuola, gli studenti italiani sono i più colpiti in Europa in termini di relazioni interpersonali

A farlo presente sono i risultati di numerosi sondaggi intrecciati, avvenuti sulla piattaforma europea GoStudent, sostenuta dalla fondazione Kantar Market Research. A seguito dell’attuale emergenza sanitaria, che ha trascinato con sé non solo disagi di natura economica e professionale, è stato lanciato l’allarme dall’UNICEF Europeo relativo alla relazione diretta tra scarsi contatti sociali e disturbi psichici, tra cui figurano, in primo luogo, ansia e depressione, miste con difficoltà generali nell’apprendimento scolastico ed universitario, per i più adulti.

Il dossier suddetto ha anche fatto luce sulla gravità della situazione italiana, se confrontata fattivamente con i dati europei: i nostri giovani hanno sofferto maggiormente la didattica erogata a distanza, la mancanza di interazioni sociali stabili e le restrizioni alla libera circolazione ed al libero incontro varate per contenere la diffusione del nemico invisibile. E’ stata condotta un’attenta analisi relativa anche alle lacune scolastiche, allo stato dell’ambiente familiare ed al rapporto tra ragazzi, ragazze e le sfide dell’adolescenza.

I dati del dossier: preoccupa l’Europa nord-occidentale e il Belpaese

Le statistiche sono state raccolte ed organizzate attraverso un dedicato sondaggio on-line (Cawi) condotto in sette paesi appartenenti al SEE (Spazio Economico Europeo), tra cui figurano: Italia, Regno Unito, Spagna, Francia, Paesi Bassi, Germania e Austria. In totale, 6.276 genitori e 5.767 studenti, di età compresa tra i 10 e i 18 anni, sono stati intervistati tra l’1 e il 16 ottobre 2021. Analizzato anche il complesso e litigioso rapporto tra studenti e la fantomatica didattica a distanza: circa 9 studenti italiani su 10 (88%) hanno dichiarato di essersi confrontati con problemi di apprendimento durante l’erogazione della didattica da remoto. Un dato incredibilmente maggiore rispetto alla media del Vecchio Continente, che s’assesta sull’80 %.

L’Italia, purtroppo, si è aggiudicata un secondo, triste primato: i ragazzi e le ragazze hanno sofferto maggiormente la mancanza stabile di interazioni e rapporti sociali (dato corrispondente al 70% del campione), intrattenutesi prevalentemente via social networks, rispetto ai coetanei europei (60%). Il dossier fa anche riferimento anche al sesso di coloro che hanno rilasciato le proprie impressioni. Le ragazze tra i 16 e i 18 anni hanno sofferto maggiormente la solitudine e la scarsa interazione rispetto ai coetanei del sesso opposto. Prese in considerazione anche le difficoltà di concentrazione durante le lezioni e lo studio personale (43% del campione) e di acquisire correttamente il materiale didattico (37%). 

Il punto di vista dei genitori: alla didattica a distanza corrispondono carenza, lacune, problemi

I genitori dei ragazzi e delle ragazze che hanno partecipato al dossier inserendo i propri dati hanno dichiarato che, compatibilmente all’arrivo dell’emergenza sanitaria e della conseguente erogazione della didattica a distanza, i loro figli e figlie abbiano mostrato difficoltà nell’apprendimento e nello studio (59% del campione). Spesso le famiglie sono dovute ricorrere a ripetizioni private per colmare le lacune indesiderate. Gli studenti, a tal proposito, risultano essere più fiduciosi e positivi rispetto ai genitori: molti dei primi (45%) hanno dichiarato che, nonostante le difficoltà evidenti, riusciranno a recuperare senza troppi problemi. Le discipline più combattive risultano essere matematica (25%) e inglese (11%).

La Spagna è il primo paese della SEE dove gli studenti e le studentesse si mostrano più fiduciosi, positivi ed attivi nel recupero di quanto perduto o mal acquisito. Alcuni genitori, per motivi di natura organizzativa, trovano utili la DAD e le ripetizioni intrattenute on-line, sostenendo si trattino egualmente efficaci come la didattica, pubblica o privata, erogata in presenza. 

Andrea Maggi

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