Ne abbiamo già parlato in relazione un recente caso Covid in una scuola di Catania rispetto al quale ci siamo interrogati sul regime delle quarantene differenziate tra alunni vaccinati (7 giorni di quarantena e tampone negativo) e alunni non vaccinati (10 giorni di quarantena e tampone negativo).
Sul tema è intervenuto Rossano Sasso, sottosegretario all’Istruzione, che all’AdnKronos ha fatto notare come differenziare le quarantene ponga anche un problema di privacy per gli alunni non vaccinati, autorizzati a rientrare in classe solo tre giorni dopo gli altri. Al contrario – sostiene il sottosegretario – bisognerebbe agire a livello normativo “senza distinzioni e discriminazioni, fermo restando ovviamente il principio di garantire il più possibile la sicurezza nelle classi”.
“Il ministero dell’Istruzione è tenuto a dare corso alle indicazioni che arrivano dalle autorità sanitarie, così come accade ormai dall’inizio della pandemia, ma sicuramente si pone la questione di non discriminare gli studenti – sottolinea Sasso – Nemmeno, ovviamente, sulla base dell’adesione o meno alla campagna vaccinale. Su questo concetto generale non sono possibili deroghe, perché ne deriverebbe un vulnus intollerabile ai danni dei ragazzi”.
E osserva: “Fissare la durata della quarantena non rientra nelle prerogative del ministero dell’Istruzione, ma si è comunque aperta una riflessione sulla possibilità di ridurla per tutti”.
Del tema si sta occupando anche il sottosegretario alla Salute, PierPaolo Sileri, come ha riferito il nostro direttore Alessandro Giuliani: “Tutto dipenderà – ha spiegato il medico a Timeline, su Sky TG24 – da quella che sarà la circolazione del virus nelle prossime settimane, ma è inevitabile che questo accadrà. Direi che, sulla scuola, già tra due-tre settimane potremo fare un punto, intorno al 10 di ottobre”.
Anche il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, sull’argomento ha detto la sua: “La difformità di durata delle quarantene consegue da una scelta delle autorità sanitarie. E su questo non abbiamo niente da dire. Ma da un punto di vista pratico non è una scelta soddisfacente perché sarebbe preferibile una durata unica”.
Tuttavia – precisa – “noi dirigenti non possiamo attribuirci competenze sanitarie, dobbiamo eseguire ciò che dice la legge. C’è poco da fare: o si cambiano le leggi o ne accettiamo le conseguenze”.
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