La quarta ondata è ormai nel pieno della sua corsa, i numeri del 4 gennaio parlano di 170mila contagi e 259 morti. E fra pochi giorni ci sarà il rientro in classe, mai come quest’anno al centro del dibattito e delle preoccupazioni. Si susseguono gli incontri istituzionali per capire come affrontare la situazione. Ieri la Conferenza delle Regioni, oggi il Consiglio dei ministri. La certezza è che la riapertura non slitterà. Oltre il 10 gennaio non si andrà, questo il monito del governo, nonostante alcune Regioni spingano per allungare i tempi e allentare la morsa del virus. Ma la Dad è uno spettro che si vuole evitare il più possibile dopo lo scorso anno scolastico. E allora bisogna definire le regole per la scuola, perché i contagi colpiscono sempre più le fasce più giovani della popolazione e i vaccini hanno numeri diversi tra gli alunni dei vari ordini e gradi di scuola.
Da più parti si chiede di eliminare la distinzione tra chi è vaccinato e chi non lo è, evitando discriminazioni. Servirà anche l’intervento del Comitato Tecnico Scientifico invocato anche dal governatore del Veneto Zaia circa la riapertura degli istituti, ma anche riguardo le misure da adottare. La fascia al centro dei pensieri è quella dai 5 agli 11 anni, ovvero quella interessata dalle vaccinazioni da quasi un mese. Qui potrebbero arrivare le distinzioni tra le quarantene in caso di uno o più contagi. Sette giorni di quarantena con un solo caso alle scuole dell’infanzia, quarantena e stop alla frequenza in caso di due contagiati alle elementari e in prima media. Quarantena e stop alla frequenza in caso di tre contagiati alle scuole secondarie di secondo grado e di primo (dai 12 anni in sù). Queste le proposte delle Regioni, con un rischio diffuso che si vada con buona facilità in Dad.
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