In questi giorni si parla molto di test rapidi e test salivari, e abbiamo da poco riferito che in fatto di tamponi rapidi il Comitato Tecnico Scientifico ha aperto allo screening, ma esattamente che differenza c’è tra test rapido e test salivare?
La ricetta dei test rapidi è quella adottata ad esempio dalla Regione Veneto, dalla Regione Lazio, dall’aeroporto Fiumicino, da poco considerato il modello aeroportuale migliore al mondo quanto a gestione della pandemia.
Cos’è il test rapido? Un tampone che funziona un po’ come il test di gravidanza: se è positivo, si procede al test di laboratorio per avere conferma del risultato. A spiegarlo è Francesco Vaia, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma. Come il tampone nasofaringeo anche i test rapidi sono test diagnostici, ma che cercano le proteine (antigeni, da cui il nome di test antigenico rapido), non l’Rna del virus.
Quale punto di forza e quale punto di debolezza? Il test rapido ci offre un risultato in soli 30 minuti, sebbene con un’attendibilità leggermente inferiore al normale tampone da laboratorio, che impiega 4 o 5 giorni, con l’effetto, nelle scuole, che spesso teniamo in quarantena intere classi in lunga attesa dei risultati del tampone, magari inutilmente, se alla fine i tamponi risultano negativi.
Dunque come andrebbe usato nelle scuole il test rapido? Come prevede l’Istituto Spallanzani: dotando le scuole di un’equipe medica che all’occorrenza possa effettuare i test rapidi. In caso di risultato positivo il contagiato verrebbe isolato e mandato a casa e la scuola regolarmente sanificata in 1 o 2 giorni.
Quanto ai test salivari, come abbiamo già detto, abbattono i tempi di esecuzione offrendo in soli 3 minuti l’esito del test grazie al semplice prelevamento di un campione di saliva con un cotton-fioc. Come il tampone nasofaringeo tradizionale anche i test salivari rilevano l’Rna del virus, ma con costi abbattuti anch’essi come i tempi di risposta.
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