La rivista statunitense Science ha di recente pubblicato un lungo articolo dal titolo “Mentre il Covid-19 si diffonde in molte comunità, le scuole cercano di trovare una via d’uscita dalla crisi” (“As Covid-19 soars in many communities, schools attempt to find ways through the crisis”), a cura di Gretchen Vogel e Jennifer Couzin-Frankel
Si tratta di una presentazione piuttosto dettagliata di come nel mondo le scuole, dopo aver affrontato la prima ondata della pandemia, per esempio in Norvegia e Giappone, ma anche in Regno Unito e Canada, hanno riaperto quasi subito dopo la fase critica e mostrato che la diffusione del contagio è rimasta sotto controllo. In molti paesi, infatti, la priorità è stata data ai vantaggi dell’istruzione in presenza piuttosto che al rischio di diffusione.
La ricerca di Science mostra come, fanno notare le due giornaliste, oggi, il controllo delle aperture scolastiche nei paesi dove i contagi sono in ripresa dipinge un quadro più complesso dei rischi che si corrono e di come potrebbero essere affrontati. Il virus ha messo in luce le disparità tra i paesi e all’interno dei vari stati, e una delle più inquietanti è quella nel campo dell’istruzione.
Le autrici hanno riscontrato che in India, Messico e Indonesia, quasi tutte le scuole sono ancora chiuse, mentre negli Stati Uniti la differenza tra scuole pubbliche e private è emersa immediatamente: le pubbliche delle grandi città continuano a lavorare a distanza, mentre le private hanno installato tendoni per fare lezione all’aperto e hanno assunto più insegnanti per ridurre le loro classi già piccole.
In Repubblica Ceca, Russia e Austria le scuole sono state richiuse appena dopo l’inizio dell’anno scolastico, in Corea del Sud e Australia, ne hanno chiuse molte al primo segnale di aumento dei casi perché le autorità volevano evitare qualunque forma di trasmissione al loro interno.
Genitori e insegnanti sono sempre più preoccupati della silenziosa diffusione del virus nei corridoi e nelle aule, sottolinea ancora la ricerca, anche se la maggior parte delle scuole ha introdotto misure di sicurezza come l’obbligo delle mascherine e il distanziamento fisico per impedire che scoppi un focolaio se uno studente o qualcuno del personale portasse il covid-19 all’interno dell’edificio. Finora, dicono gli scienziati, i focolai scolastici sembrano meno comuni di quanto temuto inizialmente, ma i dati sono scarsi. Capire perché scoppia un focolaio può aiutare le scuole a rafforzare le loro misure protettive, dicono i pediatri della Duke University del Nord Carolina, che stanno monitorando oltre 50 distretti scolastici. È possibile che la semplice apertura può inviare involontariamente il messaggio che gli assembramenti non siano pericolosi e così fornire maggiori opportunità di incontro, dice la ricercatrice Jennifer Lerner dell’Università di Harvard, poiché le attività associate alla scuola sembrano familiari e controllabili e quindi possono apparire meno rischiose.
In Germania, gli studenti indossano cappotti e cappelli in classe e nelle aule possono lasciare le finestre chiuse per 20 minuti e poi spalancarle per cinque minuti (le scuole di Berlino hanno dovuto installare decine di migliaia di nuove maniglie su finestre che erano state bloccate). Alcune scuole stanno aggiungendo sofisticati filtri d’aria per cercare di fermare la circolazione del virus e gli scienziati stanno sviluppando altre soluzioni creative. La ricerca di Science cita il documento dell’Università di Cambridge, secondo il quale la circolazione dell’aria fa molta differenza per la potenziale esposizione.
Nel Regno Unito, è consentito portare altri indumenti sopra le uniformi.
In Germania, a Neustrelitz, gli studenti si tamponano la gola da soli due volte alla settimana, insieme agli studenti, al personale e ai familiari di altre sei scuole e di un asilo nido. Alcune città, come New York, usano programmi di sorveglianza, con test mensili su campioni di molte scuole pubbliche. L’Università di Vienna sta testando studenti e insegnanti nelle scuole austriache, e questo autunno hanno scoperto che circa una persona su 250 era contagiata ma senza sintomi.
Le prime riaperture scolastiche, evidenzia infine la ricerca di Science, hanno incoraggiato l’ottimismo sulla sicurezza dei loro ambienti, ma in Danimarca, per esempio, si sono verificati più del quintuplo di casi settimanali rispetto alla scorsa primavera e in Francia il numero è salito di dieci volte. Eppure alcuni paesi stanno scoprendo di poter contenere il virus lasciando le scuole aperte: l’Irlanda ha vietato la maggior parte delle attività pubbliche, ma l’istruzione in presenza è continuata e i Paesi Bassi hanno chiuso ristoranti, bar e musei, ma hanno tenuto aperte le scuole. In entrambi i paesi, i nuovi casi sono diminuiti in modo significativo. La Francia, la Spagna e la Germania hanno tenuto gli studenti nelle aule fermando altri aspetti della vita pubblica. Ma alcune città statunitensi, tra cui Boston e San Francisco, hanno rimandato o annullato l’apertura delle scuole pubbliche senza imporre troppi limiti alle attività commerciali.
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