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Covid, sempre più scuole chiuse: tutte le località. Protesta a Bologna il Comitato ‘Priorità alla scuola’

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Salgono i contagi da Covid-19. E torna la didattica a distanza in molti istituti, a partire da quelli superiori, perché l’aggravamento del trend dei contagi a livello regionale stavolta ha come protagonisti una percentuale maggiore di giovani.

I luoghi dove si fa la DaD

Da sabato 27 febbraio fino al 5 marzo la Dad scatta al 100% per tutte le scuole superiori marchigiane e per le classi seconde e terze medie delle province di Ancona e Macerata. Sempre dal 27, anche la provincia di Pistoia sarà zona rossa. Come nel Lazio, nei Comuni di Colleferro, Carpineto Romano e Torrice, in provincia di Frosinone.

Scuole chiuse per Covid a Sanremo e Ventimiglia dal 24 febbraio al 5 marzo. “Nelle scuole abbiamo il 33% di casi in aumento in una settimana”, ha spiegato il direttore generale dell’Ats Milano Walter Bergamaschi.

Chiuse anche le scuole a Brescia, in zona arancione rafforzato.

Classi chiuse anche a Campobasso, fino al 7 marzo, e ancora Dad in provincia di Perugia e di Terni.

Sempre dal 27 febbraio, in tutta l’area metropolitana e provincia di Bologna scatterà il colore ‘arancione scuro’, con la didattica a distanza imposta a tutte le scuole, ad eccezione dei servizi educativi 0-3 e delle scuole dell’infanzia.

La protesta a Bologna

La decisione non è andata giù al Comitato ‘Priorità alla scuola’, che per venerdì 26 febbraio, con inizio alle ore 18, ha organizzato una manifestazione in piazza a Bologna per protestare contro lo stop alla didattica in presenza.

“Nonostante le preoccupazioni condivise per il peggioramento della situazione epidemiologica – scrive il Comitato -, è pericolosa, inaccettabile e infondata l’idea che la chiusura delle scuole, da sola, costituisca la condizione e lo strumento per evitare il passaggio di una regione alla zona rossa”.

Secondo ‘Priorità alla scuola’, “la chiusura delle scuole deve essere l’ultima ed estrema misura, non la prima come da un anno a questa parte. Ancora una volta a pagare le spese della pandemia saranno i più giovani, i più deboli e le donne. La scuola non può essere la foglia di fico per l’inadeguatezza delle misure di contenimento”, conclude il Comitato.