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Covid, tasso positività al 13%: si complica il rientro del 7-10 gennaio, alcuni Comuni e Regioni annunciano che la riapertura slitterà

Sul ritorno in classe di tutti gli alunni, dopo il termine delle festività natalizie e d’inizio 2022, i dubbi col passare del tempo stanno aumentando. Prima di tutto perché i casi di contagio da Covid-19 si stanno allargando macchia d’olio: anche il 1° giorno dell’anno se ne sono contati oltre 141mila, con il tasso di positività dei tamponi che ha raggiunto il 13%. Inoltre, da lunedì 3 gennaio mezza Italia si ritroverà ad osservare le regole dei territori Gialli.

Così, l’innalzamento sensibile dei contagi potrebbe far scattare disposizioni particolari in luoghi, come le scuole, dove convivono al chiuso tanti individui per molte ore al giorno. Ancora di più perchè stavolta tra le fasce d’età più esposte e che trasmettono con facilità il virus, figurano proprio quelle degli under 20.

All’interno degli istituti non è ancora chiaro come si realizzeranno le nuove quarantene precauzionali previste dal decreto-legge approvato dal Governo il 29 dicembre per introdurre misure urgenti al fine di contrastare la diffusione del Covid-19.

Il “canovaccio” potrebbe essere stato predisposto l’ultimo giorno del 2021 durante l’incontro tenuto dai ministri dell’Istruzione Patrizio Bianchi e della Salute Roberto Speranza con il Presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga a seguito della richiesta proprio delle Regioni.

La possibile gestione del Covid a scuola

Dal confronto è emerso che anche per la scuola primaria e la prima media si potrà procedere come per avviene per la secondaria: qualora risultassero positivi al virus uno o due studenti positivi in una classe, per gli alunni vaccinati (o guariti negli ultimi tre mesi) scatterebbe solo l’autosorveglianza di cinque giorni (con test a 10 giorni), mentre i non vaccinati (o vaccinati o guariti da troppo tempo) andrebbero in quarantena di 10 giorni e quindi seguirebbero le lezioni con la DaD.

Con tre contagi in una sola classe, sarebbe invece la Asl (o i mezzi analoghi messi a disposizione dell’Esercito, come detto più volte dal commissario straordinario all’emergenza CoronavirusFrancesco Paolo Figliuolo) a verificare la necessità diulteriori provvedimenti come la sospensione dell’attività in presenza.

Mentre nelle scuole dell’infanzia resterebbe invece la quarantena di dieci giorni per tutti con tampone con un solo caso positivo.

Per avere una conferma sulle disposizioni, però, bisognerà attendere il 5 gennaio, quando dovrebbe svolgersi il prossimo Consiglio dei ministri.

I sindaci e governatori che hanno già preso decisioni

Nel frattempo, i sindaci e i presidenti delle Regioni potrebbero prendere la situazione locale in mano. Le avvisaglie ci sono tutte.

Nei giorni scorsi, ad uscire allo scoperto era stato il sindaco di Benevento Clemente Mastella, che ha parlato apertamente di ulteriore chiusura delle scuole dopo le vacanze natalizie.

A cavallo tra i due anni, si sono fatti sentire anche altri primi cittadini e governatori.

In Abruzzo, un’ordinanza regionale dispone la sospensione delle attività didattiche il 7 e 8 gennaio, quindi si riprenderà lunedì 10 gennaio.

 Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha invece fatto sapere che sta valutando la fattibilità di chiudere le scuole primarie in presenza per un mese, durante il quale gli alunni potranno così vaccinarsi, sperare poi in un calo dei contagi e quindi riprendere attorno al 10 febbraio con una maggiore sicurezza per la salute.

“In questo momento – ha detto De Luca – il grosso del contagio del Covid riguarda le età di 5-11 anni e 0-16 anni. Sembrerebbe giusto usare un mese per ampliare la vaccinazione per i bimbi piccoli e riaprire gli istituti in sicurezza”.

A Siena, infine, il Comune ha deciso di posticipare a lunedì 10 gennaio il rientro ai nidi e alle scuole dell’infanzia comunali “a seguito dell’evolversi della situazione pandemica cittadina e dei provvedimenti di quarantena che coinvolgono il personale scolastico e diverse sezioni bolla dei nidi e delle scuole dell’infanzia comunali”.

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Alessandro Giuliani

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