I Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia), istituiti con il Dpr n. 263/2012, accolgono corsisti che spesso lavorano e provengono da svariate località, sia i percorsi di alfabetizzazione che quelli di scuola secondaria. Chi partecipa a tali percorsi di istruzione prende talvolta anche più di un mezzo pubblico per arrivare alla sede del corso. E proprio per tali motivi il Sisa (Sindacato indipendente scuola e ambiente) chiede che i Cpia rimangano in modalità di didattica a distanza per evitare possibili alti rischi di contagio del virus ai corsisti e al personale impegnato.
“Ancorché un considerevole apparato di norme giuridiche assimili i Cpia all’istruzione obbligatoria – scrive in un comunicato il Sindacato indipendente scuola e ambiente – è evidente che, essendo frequentabili da persone tra i 16 e i 18 anni e da tutte e tutti i maggiorenni di ogni età, i rischi per la diffusione del Covid afferenti a tali istituzioni scolastiche sia elevatissimo. Soprattutto nei grandi centri urbani, ma in egual modo in quelli più piccoli, i corsisti del Cpia, tanto dei corsi di alfabetizzazione, quanto di quelli di scuola secondaria, vivono e lavorano nei luoghi più disparati, nonché prendono i più svariati e numerosi mezzi pubblici per raggiungere la scuola, venendo a contatto ogni settimana con un numero considerevolmente elevato di persone, moltiplicando la loro esposizione in ciascun spostamento. La tipologia dei corsisti dunque e la loro quotidianità concorrono a una esposizione al rischio pandemico di enorme rilevanza”.
Il comunicato prosegue sottolineando che “ne consegue che i Cpia non possano in alcun modo essere assimilati ad altri ordini di scuole e debbano invece, per le ragioni sopraespresse, rimanere in modalità di Didattica digitale integrata e Didattica a distanza, perché l’alternativa sarebbe esporre discenti, docenti e personale Ata ad un enorme rischio sanitario”.
Come segnalato in apposita pagina del sito ministeriale, ricordiamo che i Cpia costituiscono una tipologia di istituzione scolastica autonoma dotata di uno specifico assetto didattico e organizzativo.
“Solo in condizioni di ripristinata sicurezza sanitaria, ovvero superata ogni disposizione emergenziale – conclude Davide Rossi, segretario generale del Sisa – i Cpia potranno garantire il ritorno alla modalità in presenza. È pertanto necessario che il Ministero dell’istruzione intervenga tempestivamente e con norme specifiche per tutelare studenti e lavoratori del Cpia”.
Ma, aggiungiamo noi, è assolutamente necessario che la massima cautela (magari ascoltando la voce di esperti virologi, infettivologi ed epidemiologi, anche se… non istituzionalizzati in Comitati tecnici) sia adottata anche nei confronti dei percorsi scolastici tradizionali nelle scuole (da diverse fonti non propriamente considerate “luoghi sicuri”), a prescindere dai “balletti” delle cifre sui contagi, tra comunicati e smentite, a cui abbiamo assistito in questi giorni.
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