Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Laura Calabrò, dirigente scolastico dell’ITT-LSSA “Copernico” di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) la seguente riflessione sulla formazione dei docenti.
È un fatto concreto che il Piano di Formazione dei docenti 2016-2019 del Miur presenti un elenco di nove aree di interventi formativi ritenuti prioritari per dare un nuovo impulso all’insegnamento.
C’è da dire che tali aree di sviluppo professionale (inclusione e disabilità, didattica per competenze, alternanza scuola lavoro, CLIL … ) nell’ultimo decennio sono state già approfondite in molti collegi dei docenti, accanto ai corsi obbligatori in materia di sicurezza sul luogo di lavoro.
Il Piano nazionale del Miur, tuttavia, evidenzia e mette assieme due aspetti centrali, quello di “competenza professionale” e quello di “portfolio delle competenze professionali”, che stanno facendo discutere da mesi le varie comunità scolastiche.
Le esigenze del Paese – si dice nel documento – sono le competenze metodologiche, quelle digitali e di lingua straniera.
Rimanendo alle competenze di lingua straniera, sappiamo che molti insegnanti impiegheranno anni per imparare l’inglese a livelli elevati del QCER (B2 e C1) e per adempiere al mandato professionale di “docente CLIL” competente.
Fermo restando il diritto dei docenti già in servizio di apprendere le lingue straniere per poter ampliare il proprio bagaglio culturale, nessun docente avrà l’ardire di proporre agli studenti lezioni CLIL in un inglese balbettato.
Piuttosto che elaborare un profilo di docente CLIL non facilmente realizzabile di punto in bianco, e su larga scala, perché non si sono aumentate le ore dei docenti di lingua straniera per classe? Il modello operativo del “Team Clil” – previsto solo in via transitoria – è una soluzione che di certo evita assunzioni e soprannumerarietà, ma non si può pretendere che funzioni quando non ci sono i presupposti, i tempi e le competenze per un per un lavoro concordato tra docenti di discipline diverse.
Passando all’aspetto del “portfolio delle competenze professionali”, comprensibilmente docenti e dirigenti esprimono stanchezza di fronte alla previsione di nuovi e mastodontici adempimenti burocratici, che si presentano quasi sempre con scadenze ravvicinate e impossibili da conciliare con gli altri impegni professionali e personali.
L’obiettivo primario non deve essere solo la formazione dei docenti, ma anche consentire loro di lavorare senza accumulare livelli insostenibili di stress.
I dirigenti dalla mente aperta, anch’essi invitati alla compilazione di un voluminoso portfolio, sono consapevoli dei rischi di una burocrazia pesante. Ci sono già dirigenti che, in questi giorni, stanno formalizzando gli attestati di riconoscimento dei crediti formativi maturati a vario titolo da docenti e personale ata, indipendentemente dalla frequenza di corsi di formazione di 25 ore= 1CF.
Un segnale, questo, di volontà di abbattere ostacoli e di riconoscere le competenze effettive del personale scolastico, in gran parte maturate sul campo, attraverso attività pratiche e aggiustamenti continui.
Rimane aperta la questione della modalità di compilazione del “portfolio delle competenze professionali”. Anche in questo caso dirigenti e docenti dovranno cercare insieme una via per non appesantire ulteriormente il carico di lavoro reciproco.
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