Ci sono voluti quasi due anni, ma alla fine le associazioni che a partire dal 2007 hanno presentato ricorsi contro il meccanismo dei crediti formativi riconosciuti agli studenti che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica hanno avuto la meglio nei confronti del Ministero che, a questo punto, dovrà rivedere l’ordinanza sugli esami di Stato.
Il Tar Lazio, infatti, ha accolto la tesi dei ricorrenti e nella sentenza, adottata il 17 luglio scorso e resa nota in questi giorni, chiarisce che “l’attribuzione di un credito formativo ad una scelta di carattere religioso degli studenti e dei loro genitori, quale quella di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, dà luogo ad una precisa forma di discriminazione, dato che lo Stato Italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione”.
Richiamando la sentenza della Corte Costituzionale n.203/89 il Tar evidenzia anzi che “sul piano giuridico, un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico”. Sembra insomma che la frequenza delle attività didattiche di religione cattolica non possa neppure essere oggetto di valutazione.
La sentenza chiarisce poi che “lo Stato, dopo aver sancito il postulato costituzionale dell’assoluta, inviolabile libertà di coscienza nelle questioni religiose, di professione e di pratica di qualsiasi culto “noto”, non può conferire ad una determinata confessione una posizione “dominante” – e quindi una indiscriminata tutela ed un’evidentissima netta poziorità – violando il pluralismo ideologico e religioso che caratterizza indefettibilmente ogni ordinamento democratico moderno”.
Le Associazioni laiche e le confessioni religiose non cattoliche che avevano sottoscritto i ricorsi (tra gli altri: Cidi, Mce, Fnism, Unione Comunità ebraiche, Tavola Valdese, Chiesa evangelica, Associazione per la Scuola della Repubblica, Comitato Bolognese Scuola e Costituzione) hanno diramato un comunicato per dichiarare la propria soddisfazione per la sentenza del Tar Lazio chiedendo al tempo stesso che la decisione del giudice amministrativo venga quanto prima recepita dal Ministero.
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