Categorie: Politica scolastica

Cremaschi (ex Fiom): “Cgil complice, e io allo sciopero del 18 ci sarò”

“Allo sciopero del 18 marzo, io ci sarò”:  l’annuncio arriva da Giorgio Cremaschi, un passato importante nella Fiom-Cgil, che coglie anche l’occasione per lanciare un attacco durissimo non solo nei confronti del suo ex sindacato ma verso tutto il fronte confederale.
Per la scuola, lo sciopero di cui parla Cremaschi è stato proclamato da SI Cobas, Usi-Ait, Cub, SGB (una recente “costola” staccatasi dall’Usb riguarderà il personale) e Feder Ata e riguarderà solamente il personale Ata.
“Siamo di fronte ad un disastro che dilaga nel mondo del lavoro, e ad una passività e complicità senza precedenti di CGIL CISL Uil – scrive Cremaschi sulla sua pagina FB – la sfiducia e la disistima verso queste organizzazioni è vastissima, e di essa fanno largo uso Renzi, Marchionne e tutto il potere economico per distruggere i diritti sociali nel nome della lotta ai vecchi privilegi sindacali”.

 

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Ma Cremaschi non è tenero neppure verso il sindacalismo di base che – dice l’ex Fiom – “non è mai stato diviso come ora che Cgil CISL Uil sono in ritirata”.
L’ultima rottura – aggiunge Cremaschi – è determinata dall’ accordo del 10 gennaio 2014  [si tratta del “Testo unico” sulla rappresentanza sindacale], che Usb, Cobas, Orsa e altre organizzazioni hanno sottoscritto, mentre i promotori dello sciopero del 18 no. Non ci sono grosse differenze di giudizio sul senso autoritario e corporativo di quell’accordo tra questi due fronti del sindacalismo di base, ma certo la differenza di comportamento pesa”.
Secondo Giorgio Cremaschi, insomma, ci sarebbero i buoni da una parte (USI-Ait, SICobas, CUB e pochissimi altri) e i cattivi (o addirittura i collusi) dall’altra (confederali, Confsal, ma anche Cobas e Usb): resta ora da capire se la sortita di Cremaschi avrà qualche ripercussione sul fronte unitario che si è creato nella scuola sulla questione dei referendum, fronte del quale fanno parte tutti i sindacati di base (buoni e cattivi), ma anche la Cgil.

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Reginaldo Palermo

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