Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, che sta per pubblicare un suo libro autobiografico in cui si parla in maniera approfondita, come riporta Vanity Fair, di giovani, scuola, insegnamenti da parte dei genitori e di crescita.
“Quello che conta sono la creatività, la dignità e la passione che solo i genitori e i nonni possono insegnare. La cosa importante non è quello che erediti, ma l’insegnamento che hai ricevuto. Se un genitore col suo esempio dimostra di amare il proprio lavoro, sarà quell’amore il trampolino verso il successo, a prescindere dalle possibilità economiche o sociali. I figli sono come delle start up, hanno bisogno che qualcuno investa, che creda in loro e nel loro progetto”, queste le sue parole.
“Smettiamola di parlare dei giovani in modo generico”
“Bisogna smettere di parlare di giovani in modo generico. Non sono una categoria perché ognuno è diverso. Li abbiamo categorizzati come la generazione delle aspettative, ma anch’io ai miei tempi sentivo il peso delle aspettative. Dire che i ragazzi sono fragili è una furbata degli adulti che non sanno come rispondere. Il problema è prima di tutto nostro, se fossimo meno ansiosi e nevrotici, costantemente presi dalla smania di voler far tutto e di voler far fare tutto ai nostri figli, crescerebbero più sereni”, aggiunge.
“I bambini hanno il diritto di fare meno di quello che gli viene proposto. Io credo che il problema sia l’ansia degli adulti che si riflette sui giovani. A scuola gli studenti hanno bisogno di meno psicologi e più poeti che raccontino i grandi temi dell’esistenza che possono aiutare chi li ascolta a trovare la propria direzione”, conclude l’esperto.