Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore, sulle affermazioni di Fedez, durante la trasmissione di Fabio Fazio, che ha parlato delle difficoltà psicologiche da lui affrontate durante e dopo la malattia e che ha sollecitato il governo a varare i decreti attuativi del Bonus Psicologo, commenta: “Sono rimasto colpito dall’intervento di Fedez a ‘Che Tempo Che Fa’, in cui ha parlato di salute mentale”.
Fedez, che ha creato la Fondazione Fedez, ha pure lanciato una petizione volta a difendere la misura governativa, definendola come un supporto necessario per le persone che lottano contro i disturbi mentali e che, per ragioni finanziarie, non possono permettersi le sedute di psicoterapia.
E Crepet, come si legge sulla Stampa, commenta: “Il problema non è il Bonus Psicologo, ma non possiamo ridurre il discorso sulla salute mentale alle posizioni di Fedez, al quale voglio bene e dal quale, peraltro, mi sarei aspettato l’eleganza di un passo indietro di fronte a tematiche così delicate. Avrebbe forse dovuto chiedere il parere di chi può effettivamente affrontare questi temi”.
Ma soprattutto, Crepet ha specificato che la recente ondata di disturbi mentali tra i giovani “non è un dato epidemiologico: parlando costantemente di depressione, finiamo persino per auto-diagnosticarla, generando un’ondata di ‘falsi positivi’”.
“Bisogna invece effettivamente chiedersi il perché i giovani si trovino ad affrontare queste difficoltà, oggi più che mai, e comprenderne le reali motivazioni: di fatto, è il risultato dell’estrema celebrazione di un’educazione che rende fragili, perché i genitori sono incapaci di offrire ai loro figli gli strumenti per sviluppare autonomia e indipendenza. Mi è stato recentemente chiesto se avessi dei suggerimenti per i genitori per accorgersi di eventuali comportamenti autolesionisti nei figli. Ho risposto con un minuto di silenzio: è davvero così complesso per un genitore capire se il proprio figlio abbia delle ferite sul corpo? O notare delle macchie di sangue nei capi da mettere in lavatrice? Questi giovani hanno un istinto di morte che è persino superiore a quello erotico: l’erotismo come molla relazionale e spinta alla crescita e allo sviluppo dell’individuo è quasi scomparso del tutto. La situazione è sconcertante, e la delega allo sportello psicologico è l’ennesimo modo di questi genitori di non occuparsi dei figli”.
“La discussione, su queste tematiche, è necessaria, ma la soluzione non è e non può essere delegare le problematiche giovanili agli sportelli psicologici o alle chiacchiere da salotto: il governo ha il dovere di fornire reali garanzie sulle competenze dei professionisti, perché questi siano effettivamente in grado di occuparsi dei giovani e supportare le loro necessità; altrimenti, stiamo solo prendendo in giro i loro problemi”.
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