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Crepet: “I genitori, come i docenti, si lamentano di tutto. Smartphone? Vanno vietati fino a 18 anni”

Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet è stato intervistato ai microfoni di Start Up Italia per parlare, come è successo spesso, di educazione, del ruolo dei social network nella società di oggi, del rapporto tra giovani e genitori.

Crepet e il marketing dell’ansia

“Genitori? Come i professori si lamentano di tutto. Vivono una connessione permanente e una mancanza di attenzione”, ha esordito l’esperto. Crepet si è concentrato sul tema, poi, della salute mentale: “C’è un’enfasi anomala su questi temi che portano a sottolineare questo aspetto come se i giovani vogliano dire essere malati. Piuttosto vuol dire essere fragili. Bisogna ascoltare questa insicurezza e comprendere questa fragilità, ma non va gestita come diagnosi. Semmai è un marketing dell’ansia che dà lavoro a tutti i professionisti che popolano le scuole. Io li definisco una rete di santoni di vario genere. Nessuno si ribella a tutto questo ed è incredibile”.

Infine lo psichiatra ha parlato della sua idea in merito al divieto di smartphone: “L’uso dello smartphone andrebbe vietato per legge fino ai 18 anni, ossia per tutto il periodo della formazione. Si diventa più intelligenti senza cellulare. Oggi se affido ad un ragazzo una ricerca su Beethoven, lui ci mette tre secondi a farla perché interroga Google e l’intelligenza artificiale. Invece vorrei che aprisse i libri e i vocabolari e spegnesse il telefonino”.

Crepet e i tre pilastri verso cui ci si potrebbe orientare

Crepet, qualche settimana fa, in una lunga intervista al Corriere della Sera ha parlato di tre pilastri verso cui ci si potrebbe orientare nella società di oggi.

Crepet ha affermato: “Primo: credere nei bambini e nei ragazzi, quindi lasciarli sbagliare. Oggi c’è una schizofrenia da iper controllo: a scuola c’è il registro digitale, ma alle due di notte non sai dov’è tua figlia tredicenne. La geolocalizzazione ti dice solo che è in quella piazza, ma magari è ubriaca. Secondo: dare l’esempio non è passato di moda. Se i genitori sono sempre sul cellulare, cosa deve pensare un figlio? Terzo: cambiare la scuola davvero, non con tentativi. Quest’ultimo è complicatissimo, ma il ministro qualcosa di buono lo sta facendo, come rintrodurre il 5 in condotta“.

L’esperto fa una riflessione anche sull’intelligenza artificiale: “Mi spaventa la vita che farà mia figlia. Di giovani grandi viaggiatori ne conto meno delle dita di una mano. Non gliene frega niente a nessuno che sei andato in Perù: interessa molto di più una che si fa il selfie con la boccuccia a cuoricino. Oggi l’atto artistico è azzerato, a meno che uno consideri arte inzuppare un biscotto nel caffelatte, magari taggando la pasticceria così hai per i prossimi tre mesi il cappuccino gratis”.

Redazione

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