Il sociologo e psichiatra Paolo Crepet ha rilasciato un’intervista a Vanity Fair in cui si è concentrato ancora una volta sul ruolo dei genitori di oggi, i quali, a suo avviso, non stanno educando bene i loro figli. Ecco il suo pensiero, espresso come al solito in maniera pungente.
“Mi pare che sia pieno di queste persone: madri, padri, parenti vari che fanno di tutto – spero incoscientemente – per rovinare i propri figli. Queste persone ritengono che la responsabilità sia dare tutto ai loro figli: è un po’ questo il loro mantra e quindi, poveretti, continuano a dare, dare, dare e invece tolgono, tolgono tolgono. Questo è l’aspetto forse più inquietante”, ha detto.
“Il pensiero è diventato un optional”
Crepet ha anche discusso di empatia: “Il pensiero è diventato un optional, un gadget di cui possiamo fare a meno. Oggi è più importante avere un autista sotto casa che pensare. Il che è terribile, ed è anche un atto di enorme presunzione. I bambini non si abbracciano più, quasi non giocano neanche più. Abbiamo proprio buttato il Napalm sulle emozioni”.
“C’è un compito ben preciso che gli adulti hanno, per la verità, una grossa responsabilità. Perché, per esempio, non c’è più un tempo dell’ozio sociale? Perché consideriamo moderno e contemporaneo e futuribile addirittura una sorta di solipsismo digitale? Che cosa ha di così interessante? È un ergastolo!”, ha concluso.
“Bisogna rifiutarsi di dare tutto ai figli”
Questa la soluzione per cambiare le cose secondo Crepet, come ha detto settimane fa: “Forse cambiando etica e rifiutandosi di dare tutto ai figli, perché i nostri ragazzi devono mordere il cielo, andare a prendersi il mondo e nel farlo devono sbagliare, cadere, rialzarsi e cadere di nuovo. Tutte le avanguardie, in politica, nella filosofia, nell’arte, hanno avuto come protagonisti persone anticonformiste e impavide che hanno avuto il coraggio di ribellarsi e intraprendere strade nuove, diverse. C’è gente che ha avuto la possibilità di cambiare la visione del mondo e l’ha fatto e questo alla fine è stato riconosciuto e premiato”.
“Ai miei tempi la noia produceva qualcosa di strepitoso, perché ti faceva osare, disubbidire, cambiare. La noia dei ragazzi di oggi li induce a fare sempre le stesse cose e, spesso, a finire male: alcol, droga, gioco d’azzardo. Tutte le sere incontro insegnanti che mi fanno resoconti terrificanti per ribellarsi a questo orrendo new deal che non è né deal né new. Stiamo tornando all’Ottocento, a Parini, perché se la scuola è per gran parte un’istituzione mediocre è ovvio che ci sono alcuni illuminati e ricchi che manderanno i propri rampolli nelle scuole migliori e daranno loro una formazione d’alto livello. L’istruzione sta diventando una questione classista, non in senso economico, ma intellettuale. Quale ministro dell’Economia pensa che la scuola possa contribuire al Pil? Eppure è così”, ha concluso, parlando di scuola.