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Crepet: “L’app che comunica i voti dei figli ai genitori è l’anticamera del ricorso al Tar. Se fossi ministro? Via genitori dalla scuola”

Lo psichiatra Paolo Crepet è intervenuto a Giù La Maschera, programma di Rai Radio 1. Qui ha parlato di scuola, di genitori, di docenti, ribadendo alcuni concetti già noti, come il suo odio verso il registro elettronico e l’intrusione da parte dei genitori degli studenti a scuola.

“Sono per una scuola autorevole, non autoritaria”

“Occorre buonsenso, che dice che alle 8 e mezza il cancello si chiude e non alle 8 e 35. Il buonsenso è non andare a scuola in costume da bagno, non sparare all’insegnante. Qui siamo al minimo educativo. Poi c’è l’autorevolezza, la capacità comunicativa che non può essere uno standard. Ci può essere un professore che ha meno capacità comunicativa e meno autorevolezza e il contrario”, ha esordito Crepet.

E, sull’autorevolezza dei docenti: “Io non sono per una scuola autoritaria. Sono per una scuola autorevole, dove se studi sei promosso sennò no. La prima cosa che farei se fossi al ministero? Allontanare i genitori dalla scuola, per legge. Fare un giorno di accoglienza e tutto il resto deve essere sano confronto tra ragazzi e docenti che devono essere pagati di più e formati meglio”.

Perché il registro elettronico è sbagliato

Crepet ha parlato ancora del registro elettronico: “Registro elettronico? Modo con cui noi adulti diciamo ai ragazzi che non ci fidiamo di loro e quindi prendiamo il controllo. Assomiglia alla vocazione idiota dei genitori che vogliono geolocalizzare i propri figli. I ragazzi devono poter trasgredire, col diritto di andare a scuola non preparato. L’ho fatto mille volte, volevo capire i miei limiti. I docenti lo capivano dopo cinque minuti e quindi c’erano delle conseguenze. Questa app demenziale è l’anticamera del ricorso al Tar”.

E, su un‘eventuale introduzione delle divise nelle scuole: “Ragazzi così tutti uguali? No, la divisa non copre le scarpe, che possono dire molto sulla provenienza sociale. Questa ipocrisia non la capisco, noi non siamo uguali. Siamo unici. Neutralizzare questa unicità è tempo perso”, ha concluso.

Laura Bombaci

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