Lo psichiatra Paolo Crepet è intervenuto ieri, 30 giugno, ancora una volta, sulla scuola, in due trasmissioni televisive: Tagada, su La7, e Controcorrente, su Rete4. Ecco le sue argomentazioni, come al solito, molto provocatorie in commento al dibattito pubblico e ai recenti fatti di cronaca.
“Mi piacerebbe incontrare Elly Schlein e Giorgia Meloni per parlare di scuola”, ha esordito Crepet a Tagada. “Per capire cosa si fa, perché la scuola è fallita. Credo che lo sappiano entrambe, anche se è il futuro del Paese, non è un giocattolino. Un terzo delle aziende chiude perché le generazioni che vengono non hanno cultura, non hanno capacità. Si tratta di un problema che viene dal fatto che non c’è formazione. Il motivo? Vengono promossi il 99% dei ragazzi alla maturità, se spari a un cane prendi 18 mesi, se spari alla docente prendi 9 in condotta. Siamo ridicoli”, ha continuato.
“Abbiamo glorificato il fatto che sui giornali siamo oltre il 150esimo posto nella classifica degli atenei. Perché non siamo tra i primi 10?”, ha concluso.
A Controcorrente, invece, Crepet ha commentato la recente riforma del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara contro il bullismo e la violenza a scuola. “Ognuno deve fare la sua parte, la scuola non può rimanere questa debacle totale. Non si può sopportare tutto ciò. Bisogna fare questo e anche atti di coraggio. Se la situazione è così da tanti anni c’è una cosa da fare: portare a 16 anni la maggiore età. A 17 anni si fa una vita di adulti e allora meglio fare così e responsabilizzare. Non possiamo più pensare che questi ragazzi facciano le nottate. Le nostre piazze sono piene di qualsiasi tipo di droga, non ce ne accorgiamo?”, ha detto.
A chi attribuire la colpa del disagio giovanile e dell’aumento di violenza tra i giovani? “Lo Stato non può dire come fare il padre e la madre. Almeno può dire cosa può fare un preside. Dei genitori ho una pessima idea. I social? Megafono enorme. Certe cose ci sono sempre state. Se si riprendono i gesti è chiaro che c’è eco. Ci deve essere il coraggio di cambiare la scuola”, ha risposto.
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