A dire la propria sulla questione del merito, di cui si parla da venerdì scorso, dal momento in cui è stato annunciato il cambio di denominazione del Ministero dell’Istruzione in Ministero dell’Istruzione e del Merito, è stato lo psicologo Paolo Crepet, intervistato dalla rivista Formiche.
“Sono trent’anni che parlo di merito e le posizioni assunte dai sindacati mi hanno fatto trasecolare. Loro sono per l’immobilismo”, ha esordito, scagliandosi contro le associazioni sindacali.
Sì al merito a scuola
Secondo lo studioso è costruttivo fondare la scuola sul concetto di merito, concetto su cui ha cercato di fare chiarezza lo stesso neo ministro Valditara: “Il principio del merito è sacrosanto, sia per gli insegnanti che per i ragazzi. Per i primi perché li sospinge a migliorarsi nell’esercizio della loro funzione e per i secondi per acquisire la consapevolezza che la scuola – che forma davvero – è l’unico vero motore del Paese”.
“L’errore di fondo è che a questi temi ci si approccia sempre in maniera ideologica e non nel merito, appunto. Il ministro Valditara non lo si può valutare sulla base di quello che dice ma lo si dovrà valutare sulla base di quello che farà”, ha continuato.
“Quando lavoravo al fianco di Luigi Berlinguer, i sindacati proclamarono uno sciopero generale solamente perché lui si azzardò a parlare di valutazione. Un’altra follia come quella che sta accadendo oggi. Ma d’altra parte non mi stupisce, dal momento che il 100% degli ammessi all’esame di maturità lo scorso anno sono stati promossi”.
“La scuola meritocratica è quella che serve al Paese. Per tanti motivi, ma per uno su tutti. Ben un terzo delle imprese italiane, al momento del cambio generazionale, è costretta a chiudere. E sa perché? Perché i figli non hanno le competenze per portarle avanti. Questo non è uno scenario normale. Anzi, è un fenomeno sul quale avviare una riflessione profonda”, ha concluso lo psicologo Paolo Crepet.