«Dovete saper dire “Io ho questo sogno, e devo correre i rischi che ne conseguono”». Forti e inusitate le parole dello psichiatra Paolo Crepet agli studenti del Liceo “Mamiani”, nella conferenza dello scorso 4 maggio (di cui abbiamo già raccontato ai lettori). «Dovete saper dire “No, non voglio rinunciare al mio sogno, anche se la vita che voi genitori avete preparato per me, non facendomi mancare nulla, sarebbe più rassicurante e più comoda. Perderò, forse, ma me lo devo”».
In una società orientata alla narcisistica e spasmodica ricerca di successo, applausi e like, Crepet spariglia carte e disvalori: «Se tutti vi approvano, significa che state dicendo banalità. Se invece tutti (specie i parenti) sono inquietati da quanto dite, è perché finalmente avete espresso qualcosa, anziché le solite trite banalità che tutti approvano. Funziona così. I grandi cambiamenti della Storia sono avvenuti ad opera dei “fuoriclasse”, quelli messi “fuori dalla classe”. Sentirsi dentro al gregge è più comodo, certo; ma a volte bisogna saperne star fuori, anche se è molto più scomodo. Eretico non è chi spacca tutto, ma chi costruisce altrove».
In barba ai luoghi comuni ormai dominanti sulla generazione del ’68, il sociologo ricorda che «Molti della mia generazione si sono autodistrutti con l’eroina, oppure hanno distrutto le vite altrui col terrorismo; ma in molti altri abbiamo cercato di vivere più pienamente, e ci siamo riusciti. Non accontentatevi! È troppo breve l’esistenza. Non fidatevi di noi adulti! Noi vorremmo che voi non soffriste troppo, ma questa pretesa è una bestemmia.
Leggete, studiate! Parole ottocentesche? No, è l’unica libertà che avete».
I ragazzi italiani d’oggi non si rendono conto di quanto sia importante la libertà, perché non hanno mai provato il suo contrario: «Ricordate quanto siete fortunati per la libertà di cui potete godere. Ricordatevi che i quattro quinti dell’umanità non hanno diritti. Tu, ragazza, non puoi andare Teheran con quei tuoi capelli, perché ti ammazzerebbero. Se uno non è precisamente maschio o femmina, lo uccidono. In Russia peggio ancora. Al Teatro Bol’šoj di Mosca giorni fa hanno proibito uno spettacolo su Rudolf Nurejev, perché omosessuale. Che cosa ci dovrebbe importare dei gusti sessuali di un artista straordinario? Dovremmo bandire Leonardo o Caravaggio o Michelangelo per lo stesso motivo, e non visitar più la Cappella Sistina? e magari accontentarci di opere insulse fatte da uomini timorati di Dio?»
Oggi si scambia la libertà di fare con la libertà di lasciar fare tutto alle macchine (e alle multinazionali che le gestiscono). Ne consegue un’alienazione totale: quella che produce — come Erich Fromm scriveva già 70 anni fa — «macchine che si comportano come uomini e uomini che si comportano come macchine».
Anche Crepet è consapevole del pericolo: «L’intelligenza artificiale, domani, sarà totalmente in grado di scrivere libri. Ma se io scrivessi un libro con l’intelligenza artificiale, dovrei firmarlo “Paolo Crepet e intelligenza artificiale”? E chi avrebbe voglia di leggere un libro scritto da un algoritmo? Capite il pericolo? È terrificante».
Le ultime generazioni di genitori italiani hanno smesso di educare i figli nel momento in cui hanno deciso di non far loro mancare nulla, onde evitar loro la fatica di conquistarsi alcunché (anche a costo di aggredire i “cattivi docenti” che avessero voluto insegnar loro qualcosa). «Io non sono qui per spaventarvi», avverte. «Io credo in voi, ma questa è la fine dell’educazione in questo Paese. Noi abbiamo smesso di educarvi molti anni fa, quando abbiamo dato tutto a voi. E facendo questa cosa sacrilega vi abbiamo tolto i desideri. Se hai tutto, non desideri più. Se stando seduto ricevi tutto, non hai niente da desiderare, e non ti alzerai nemmeno per vedere se poco più in là potrai ricevere di meglio.
Eppure qualcuno di voi è contento di questo, perché così non dovrà più andare da nessuna parte, e vegeterà tranquillo».
I genitori che danno tutto e tutto controllano, amano davvero i figli? La risposta di Crepet a questo dubbio è spiazzante: «Ci sono genitori (assolutamente “geniali”!) che vi hanno geolocalizzato. Meriterebbero 20 anni di galera. Uno che geolocalizza il figlio, lo odia, perché non ne ha nessuna stima, non se ne fida: gli mette un braccialetto elettronico, come ai delinquenti peggiori. Capite dove siamo arrivati?
Ma questo è il punto finale di una cattiva educazione iniziata prima, quando voi avete avuto genitori che vi hanno fatto lo zainetto! Nemmeno lo zainetto potete fare, perché c’è mammina che vi dice “Amore mio, e se dimentichi la penna?”; e vi fa lo zainetto! Ci sono padri che vi girano lo zucchero nella colazione, perché non si fidano manco di quanto zucchero ci mettete. Voi siete dei totali idioti, secondo genitori simili, che vi dicono implicitamente: “Non puoi far niente, senza papà e mamma. Quindi fai tutto ciò che vuoi, purché resti con noi; in cambio ti daremo tutto quanto desideri”. Ma quanta cattiveria c’è in tutto questo? Ma lo sapete che bisogna e si può dir di no?».
Riuscirà questa generazione di studenti adolescenti a dir no a tutto quanto la società di oggi offre per non pensare, non faticare, non umanizzarsi appieno?
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