Con l’autunno tornano, da tradizione, le proteste studentesche. Ma quest’anno l’impressione è che siano più vibranti e intense del solito. Per vari motivi. Cerchiamo di capire quali sono.
Partendo delle prime mobilitazioni studentesche dovute alla scarsa sicurezza a scuola. “Giovedì una studentessa del liceo scientifico Virgilio, di Mercato San Severino (SA) – scrive l’Unione degli Studenti – si è vista crollare in testa la cassetta di porcellana dello sciacquone dopo che aveva semplicemente tirato la cordicella dello stesso procurandolo contusioni non pesanti; ieri invece all’I.T.C. Luxemburg di Torino è crollata la controsoffittatura di alluminio nella zona vicino alla finestra della classe III A-S, fortunatamente gli studenti non erano in quel momento seduti dietro i banchi sui quali è caduta la lastra”. L’Uds lamenta che “fatti come questi sono purtroppo all’ordine del giorno nelle scuole italiane”. Del resto i dati di Cittadinanzattiva testimoniano che solo un quarto delle scuole è in regola con tutte le certificazioni di sicurezza e la manutenzione è ridotta a lumicino, inoltre il cattivo stato di manutenzione fa sì che in un’aula su quattro (24%) siano presenti segni di fatiscenza”. “Le condizioni delle strutture delle nostre scuole sono paradigmatiche della condizione della scuola pubblica in Italia – dichiara Roberto Campanelli, Coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti – lontane dalle priorità politica di troppi governi, definanziate, prossime al crollo; sembra impossibile che rispetto al tema dell’edilizia si debba continuamente procedere per emergenze, come sembra impossibile che l’incolumità delle studentesse e degli studenti di questo paese debbano essere legate al caso. Il tema dell’edilizia scolastica deve rientrare subito nell’agenda politica di questo e dei prossimi governi, vogliamo risposte concrete e le vogliamo subito. Vogliamo entrare nelle nostre scuole e sentirci sicuri da morire, non sicuri di morire”.
Gli studenti stanno inoltre facendo muro contro l’ennesima manovra del Governo che toglie fondi e risorse umane alla scuola: Uds e Udu sono già scesi in piazza, l’altro giorno, con la Cgil a Roma. E lo faranno quando nelle prossime settimane la mobilitazione sindacale toccherà l’apice con una serie di mobilitazioni e lo sciopero contro la Legge di Stabilità, il blocco dei contratti e degli scatti stipendiali del personale programmato per il 24 novembre.
C’è poi il tema della centralità del ruolo della conoscenza, dei saperi, che secondo gli studenti sono uno degli strumenti decisivi per uscire dalla crisi. Su questo punto, la Rete della Conoscenza annuncia poi il “Manifesto per la Liberazione dei Saperi”: a giorni sarà online su una piattaforma, www.saperiliberi.it, che ospiterà contributi di intellettuali, movimenti sociali, realtà del mondo dell’ambiente, della lotta alle mafie, donne, precari, studenti, giornalisti, mondo del sindacato e della politica, persone che in questi anni si sono mobilitate nella lotta per l’istruzione pubblica. “Abbiamo raccolto contributi di personalità diverse del mondo del sociale e della politica – spiega Federico Del Giudice Portavoce Nazionale della Rete della Conoscenza – che in questi anni hanno dato un contributo di valore, che vogliono davvero liberare i saperi, non come una battaglia per difendere lo status quo, ma come una necessità di ripubblicizzazione di questi luoghi, di cambiamento verso una qualità reale, e non retorica, della ricerca, della cultura, dei luoghi della formazione”.
Per portare questi argomenti al centro del dibattito pubblico, gli studenti della Rete della Conoscenza hanno in programma tre giorni di mobilitazione delle scuole e delle università: dopo le contestazioni di piazza dello scorso 12 ottobre, il 24, 25 e 26 ottobre decine di facoltà e centinaia di scuole si mobiliteranno per affiancarsi alla protesta dei docenti e per rendere pubblici i contenuti del Manifesto.