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Crescono i posti per gli asili nido. Ma la meta è lontana, soprattutto al Sud

Cresce di anno in anno il numero di strutture e di posti riservati all’accoglimento dei bambini da tre mesi a tre anni non compiuti. L’incremento però appare ancora troppo ridotto per metterci sullo stesso piano dei Paesi già in avanti su questo genere di servizio. Il dato giunge dall’Istat’, che il 18 luglio ha pubblicato un dettagliato “Rapporto sull’offerta comunale di asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia” per l’anno scolastico 2009/2010.
Questi i dati principali: gli iscritti negli asili nido comunali italiani sono 154.334 bambini, mentre altri 38.610 bambini usufruiscono di asili nido convenzionati o sovvenzionati dai Comuni, per un totale di 192.944 utenti dell’offerta pubblica complessiva. Confortante anche il dato sulle iscrizioni dal 2004 al 2009: “è aumentato del 32%, ossia di quasi 47mila unità, – dice l’Istat – il numero di bambini iscritti agli asili nido comunali o sovvenzionati dai Comuni”.
La quota di domanda soddisfatta è tuttavia ancora limitata rispetto al potenziale bacino di utenza: gli utenti degli asili nido sono passati dal 9% dei residenti tra zero e due anni dell’anno scolastico 2003/2004 all’11,3% del 2009/2010. Si tratta di un traguardo ancora modesto: basti pensare che nel 2000 a Lisbona l’Ue stabilì che nel corso del primo decennio del millennio i Paesi aderenti avrebbero dovuto tutti avvicinarsi al 33% di iscritti.
Per quanto riguarda la spesa impegnata per gli asili nido da parte dei Comuni o, in alcuni casi, di altri enti territoriali delegati dai Comuni, nel 2009 è stata di circa 1 miliardo e 182 milioni di euro, al netto delle quote pagate dalle famiglie. E tra il 2004 e il 2009 anche la spesa corrente per asili nido, al netto della compartecipazione pagata dagli utenti, ha mostrato un incremento complessivo del 39,0%, che scende al 24,5% se calcolato a prezzi costanti.
L’aumento si è registrato anche sulla percentuale di Comuni che offrono il servizio di asilo nido, sotto forma di strutture comunali o di trasferimenti alle famiglie che usufruiscono delle strutture private: dal 32,8% del 2003/2004 al 48,3% del 2009/2010. Di conseguenza, i bambini tra zero e due anni che vivono in un Comune che offre il servizio sono passati dal 67% al 77%.
Nonostante il generale ampliamento dell’offerta pubblica, la quota di domanda soddisfatta è ancora limitata rispetto al potenziale bacino di utenza: gli utenti degli asili nido sono passati dal 9% dei residenti tra zero e due anni dell’anno scolastico 2003/2004 all’11,3% del 2009/2010. Rimangono però molto ampie le differenze territoriali: i bambini che usufruiscono di asili nido comunali o finanziati dai Comuni variano dal 3,4% al Sud al 16,4% al Nord-est, mentre la percentuale di Comuni che offrono il servizio varia dal 21,2% al Sud al 77,3% al Nord-est.
Ancora una volta, spiega l’Istat, “appare evidente la carenza di strutture che caratterizza il Mezzogiorno, in particolare le regioni del Sud“. Infatti, la distribuzione per area geografica degli utenti dei servizi si presenta fortemente squilibrata a sfavore delle regioni meridionali: sono queste Regioni che, “pur raccogliendo il 31% della popolazione di riferimento (bambini fra zero e tre anni non compiuti), accolgono appena il 13,2% degli utenti nel 2009/2010 (era il 13,4% nel 2008/2009)”. Un dato quest’ultimo che va letto comunque non proprio così come appare: al Sud, infatti, la gran parte degli under 3 viene per tradizione tenuta lontana dai nidi. Per loro ci sono genitori, nonni o la rete di conoscenti sempre pronta ad accoglierli ed accudirli. In queste Regioni parlare di domanda quasi completamente insoddisfatta diventa, quindi, un dato non proprio reale.
Alessandro Giuliani

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